Nato a Lucca nel 1606, ricevette la sua formazione iniziale nella bottega fiorentina di Domenico Passignano, per poi passare attorno al 1625 nello studio di Guido Reni a Bologna, dove però sembra aver subìto le suggestioni luministiche provenienti dal Mastelletta. In seguito si trasferì a Roma e, attraverso un viaggio avventuroso, in Francia (ad Aix-en-Provence e Lione), paese che dovette precipitosamente abbandonare in seguito al ferimento, ad opera sua, di un consigliere di corte in un duello. Nel 1634 il R. si trovava a Milano e poi a Brescia dove si stabilì fino alla metà del secolo. Durante il periodo lombardo si accostò agli esiti dei maggiori interpreti della pittura locale, quali Procaccino, Cerano, Morazzone e Cairo, come è apprezzabile fin dalla prima opera documentata, San Raimondo di Pennafort in S. Bartolomeo a Bergamo (1641-42) e in misura ancor maggiore nell’Assunta di S. Maria Maggiore a Trento, nella pala di Chiusole, negli affreschi all’Inviolata di Riva del Garda (1644 circa) e nella Strage degli innocenti in S. Maria Mater Domini a Bergamo (1648). Nel 1650 circa ebbe inizio il soggiorno veneziano del R. e un’intensa attività che lo vide operare nei principali centri della Serenissima e inviare proprie tele in altre parti della penisola. Affrescò il soffitto e l’Adorazione dei magi in S. Pietro di Castello a Venezia, produsse la Glorificazione di Bartolomeo Querini nella Rotonda di Rovigo (1657), decorò in S. Giuseppe di Castello a Venezia e in palazzo Trissino-Baston e Giustiniani-Baggio a Vicenza, eseguì due lunette in S. Giustina a Padova e inviò alla chiesa di Cognola, presso Trento, la pala con i Santi Vito, Modesto e Crescenzia (1672). In tale periodo, inoltre, entrava in contatto con il mondo visionario di Sebastiano Mazzoni e ne subiva l’influenza soprattutto per i soggetti profani. ... leggi Poco dopo il 1670 il R., forse chiamato dai carmelitani, giunse a Udine, dove si spense il 15 agosto 1675 e venne sepolto nella chiesa di S. Maria Maddalena dei padri di S. Filippo Neri, oggi non più esistente. Durante il soggiorno nella capitale friulana, ultima tappa di una biografia assai ricca di spostamenti, è possibile che abbia preso parte alla decorazione del soffitto della chiesa del Carmine con le figure, mentre le quadrature sono da assegnare al bolognese Pier Antonio Torri che con lui aveva collaborato a Venezia, e per lo stesso luogo sacro licenziò quattro dipinti. Si tratta della pala di Sant’Alberto carmelitano che risana un infermo, tuttora nella chiesa del Carmine, di Gesù che incorona di spine santa Maria Maddalena de’ Pazzi, molto probabilmente la prima ad essere eseguita dopo l’arrivo a Udine, e dell’Estasi di santa Teresa d’Avila, opera in cui la drammaticità dell’azione è sorretta da evidenti echi “mazzoniani”. Queste ultime opere sono conservate ora presso i Civici musei di Udine. Va certamente aggiunta una perduta pala dedicata a San Giuseppe (testimoniata alla fine del Settecento nella sacrestia della chiesa udinese di S. Francesco) e forse pure una Madonna con Bambino in collezione privata (Rizzi, 1963).
ChiudiBibliografia
H. VOSS, Pietro Ricchi, «Arte Veneta», 5 (1951), 65-72; A. RIZZI, Pietro Ricchi a Udine, «Arte Veneta», 16 (1962), 171-173; ID., Miscellanea veneta: un Fetti inedito, un ritratto del Tinelli, due Carpioni, un altro Ricchi, «Arte Veneta», 17 (1963), 185-186; G. BERGAMINI, Giulio Quaglio, Tavagnacco, AGF, 1994, 349-351; P. DAL POGGETTO, Pietro Ricchi, 1606-1675, Rimini, Luisè, 1996; Pietro Ricchi, 1606-1675. Catalogo della mostra (Riva del Garda, 5 ottobre 1996-15 gennaio 1997), a cura di M. BOTTERI OTTAVINI, Milano, Skira, 1996; E. LUCCHESE, in Committenza e devozione. Dipinti dell’ospedale di Santa Maria della Misericordia ai Civici musei di Udine, a cura di T. RIBEZZI, Udine, Civici musei, 2001, 50-52; G. BERGAMINI, Pietro Ricchi, in Galleria arte antica II, 92-93.
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