Nacque a Fiume Veneto il 3 settembre 1861 da nobile famiglia. Seguì gli studi ginnasiali a Treviso e Vicenza, quelli liceali a Mantova per poi iscriversi alla Facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Roma, dove ebbe come maestro Giuseppe Dalla Vedova. Superato il primo biennio universitario si trasferì a Padova, dove nel 1884 si laureò in filologia romanza con una tesi su Bertran de Born. L’anno seguente frequentò il corso di perfezionamento in letterature neolatine presso l’Istituto superiore degli studi di Firenze. Nel 1885 fu a Bari, dove accettò per necessità di famiglia l’insegnamento di storia e geografia all’Istituto tecnico. Lo stesso insegnamento lo portò poi, dal 1886 al 1888, a Piacenza e infine a Livorno. All’inizio dell’anno scolastico 1889-1890 R. venne trasferito all’Istituto tecnico di Milano dove sarebbe rimasto fino al 1896, anno in cui ottenne la cattedra di geografia all’Università di Palermo. Dopo il trasferimento a Messina approdò finalmente alla regia Accademia scientifico-letteraria di Milano, dove sarebbe rimasto dal 1903 al 1926, anno della sua morte. R. fu uno dei maggiori esponenti della Scuola geografica italiana: si considerava allievo di Giovanni Marinelli, collaborò con Olinto Marinelli, Arrigo Lorenzi e Francesco Musoni. Nel necrologio sulla rivista «In Alto», Olinto Marinelli ricordò come R. non appartenesse alla Società alpina friulana, ma, pur svolgendo la propria attività prevalentemente al di fuori di questa, ne condividesse profondamente valori e principi. ... leggi Secondo R., la cultura è impegno sociale, il sapere geografico in specie è principio di azione: libri e saggi devono essere divulgati per educare gli italiani, per sviluppare i principi democratici impliciti nell’azione risorgimentale. Così si spiega anche l’attività giornalistica sul «Corriere della Sera», sulla «Rivista d’Italia», su «Emporium» e su «Critica sociale». Sotto questo profilo è perfetta la consonanza con il maestro Giovanni Marinelli e, per altri versi, con Arcangelo Ghisleri, geografo militante a lui contemporaneo. Collaborò, infatti, con il primo alla grande opera La Terra, col secondo alla Geografia per tutti, nonché alla costruzione di atlanti e testi scolastici. La scuola fu uno dei suoi maggiori interessi; infatti dal 1904 al 1907 fu direttore de «La Corrente», un periodico scolastico attraverso cui propose la riforma e il riordino dell’istruzione pubblica sostenendo un’unica scuola post elementare di tre anni con sbocco successivo a diverse scuole quinquennali. R. interpretò il momento politico secondo categorie geografiche concentrando la sua attenzione e le sue critiche sulle colonie e sulla Tripolitania in specie; valutò quindi le conseguenze possibili della guerra mondiale schierandosi a favore dell’intervento dell’Italia accanto a Francia e Inghilterra. Nel necrologio di Lucien Gallois sulle «Annales de Géographie» sono riportate significativamente le opere di impegno politico pubblicate durante la guerra o alla sua conclusione: Il fato geografico nella storia della penisola balcanica, Le basi geografiche della nazione polacca, Problemi relativi ai territori etnicamente misti e trattamento delle minoranze nazionali. Va ricordato come R. avesse incontrato il geografo francese durante la grande escursione transamericana del 1912. In quell’anno, accanto ad Olinto Marinelli e sotto la guida di William Morris Davis, R. aveva stretto intensi rapporti con i geografi di tutta Europa, valorizzando la produzione italiana, che da quel momento occupò un posto di rilievo sulla stampa geografica americana e francese. Al ritorno dal viaggio, mentre Marinelli illustrò i paesaggi degli Stati Uniti sulla «Rivista geografica italiana», R. si riservò sulla stessa rivista la parte teorica, vale a dire il compito di illustrare le novità della geografia americana. Anche se il pensiero di Federico Ratzel rimase sul fondo delle sue considerazioni, le proposte americane incisero sulla produzione scientifica italiana, che adottò il “metodo genetico” e la “descrizione esplicativa”, concetti operativi propri del Davis. Il tentativo di uniformare la terminologia geografica a livello mondiale rientrava nello sforzo di unificare concetti e metodi di una disciplina per sua natura cosmopolita, di trovare un modo per chiamare ogni luogo secondo un’unica scrittura e pronuncia. R. aveva infatti precisa coscienza della nuova fase di mondializzazione dei traffici e della cultura, perciò operò nel senso della normalizzazione della scrittura. Nel 1925, dopo la guerra che lo aveva visto interventista a favore di Francia e Inghilterra, R. aderì al Manifesto Croce condannando la dittatura fascista assieme con altri geografi, come Arrigo Lorenzi, Attilio Mori, Carlo Maranelli. Furono molte le cariche che egli assunse nella sua vita milanese: fu presidente dell’Università popolare milanese, della sezione milanese della Società italiana per il progresso delle scienze e del Comitato lombardo per la Polonia. Dal 1916 in poi fu anche membro dell’Istituto Lombardo di scienze e lettere e di numerose altre istituzioni. Dal 1918 al 1921 rivestì la carica di direttore del Circolo filologico. Tra i suoi ultimi lavori si ricorda la relazione Dal Cairo ad Assuan, racconto dell’escursione compiuta insieme ad altri geografi italiani nella primavera del 1925 durante il congresso geografico internazionale.
ChiudiBibliografia
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