Molto scarse sono le notizie sulla vita di F. R., figlio del più celebre Girolamo. Nel 1580 figura con la carica di fiscale della Repubblica di Venezia, in una procura da lui fatta in persona di un certo Sulpizio Milesio, in atti del notaio Giovanni Battista Rorario, in cui si legge: «Nob. d. Fulvius Rorarius qu. magn. d. Hieron. de Portu Naonis, tamquam advocatus fiscalis illustriss. dominii venetiarum». Si presume che sia anche entrato nella gerarchia ecclesiastica, magari coi soli ordini minori, in un’epoca in cui questo non era incompatibile con l’accesso alle cariche pubbliche. Sappiamo invece che prese moglie, nella persona di una certa Pasqua, d’ignota origine, notizia che ricaviamo dall’albero genealogico della famiglia. In mancanza di dati certi si può ipotizzare che abbia deposto l’abito religioso per sposarsi, come era consuetudine comune a quei tempi e come fece suo padre Girolamo, o che al contrario si sia ritirato a vita religiosa dopo il matrimonio per un ripensamento o perché rimasto vedovo. Così parla infatti di sé nella dedicatoria a Michele della Torre nella sua opera più importante, le Rime spirituali: «Ado perandomi io, per qual tempo, che da i necessari impedimenti posso avanzarmi, nella Vigna santa del Signore con dolcissimo trattenimento, e consolazione dell’anima, e non volendo parer ocioso, e mercenario inutile, ho pur col favore dello Spirito di Dio fatta una breve raccolta d’alcuni fiori preciosi, e di loro queste Rime spirituali conteste». Per la sua devozione religiosa, oltre che per la sua abilità poetica, è ricordato in versi del dotto giovane Iacopo Critonio collocato nella prefazione alle medesime Rime spirituali, ove è così definito: «Talis Naucelidis Thalia vatis, / Tales sunt numeris fidis canorae, / Qualis vita nitet sacri poetae». La produzione poetica del R. si caratterizza per un accentuato spirito contro-riformistico, nell’esternazione, tipica di quel periodo, degli atteggiamenti mistici e religiosi, non solo in ambito strettamente ecclesiastico, ma anche in campo letterario e poetico. ... leggi Di argomento epico-biblico e di tono didascalico è infatti il poemetto La gloriosa vittoria di David contra Golia (1581), dedicato a Guido della Torre, nipote del Michele vescovo di Ceneda dedicatario delle Rime. Il destinatario dell’opera viene efficacemente paragonato all’eroe biblico per la sua forza d’animo nelle avversità della vita e per la sua abilità nei tornei. Alla dedicatoria seguono due sonetti in lode del R., il primo di Andrea Menichini, nel quale il poeta pordenonese viene elogiato per la sua cultura e la sua perseveranza, come l’unico in grado di poter cantare simili gloriose imprese, di cui porterà sempre l’onore e la gloria. L’altro è di Giambattista Matteazzo detto “il Lacrimoso”, che ugualmente onora R. come colui che «il Noncel di nuovo fregio illustre / Dolcemente cantando, alza le belle / Vostre Virtudi erette a più alto seggio». In calce al medesimo poemetto si trovano poi allegati altri cinque sonetti parimenti indirizzati al R., tra cui uno di Ottaviano Zarotti che esalta la sua virtù nel comporre, tale da far scordare persino il timore della morte. Sono comunque le Rime spirituali l’opera più rappresentativa della poetica del R. Pubblicate, come il poemetto su Davide e Golia a Venezia nel 1581, in un’edizione che si presenta molto elegante per i caratteri e per i fregi e contorni a ciascuna pagina, in cima ad ognuna delle quali si legge «Ave Maria», le Rime consistono in una raccolta di diciassette sonetti, tre madrigali, una canzone alla Beata Vergine ed un capitolo.
ChiudiBibliografia
F. RORARIO, La gloriosa vittoria di David contra Golia, Venezia, Guerra, 1581; ID., Rime spirituali, Venezia, Guerra, 1581.
LIRUTI, Notizie delle vite, II, 281-283; G. RORARIO, Regestario di un archivio purliliese del Seicento. Cenni intorno ai Rorario e sugli archivi della famiglia Porcia e Brugnera, a cura di A. DE PELLEGRINI, Pordenone, Arti grafiche, 1929; Mille protagonisti, 413-414; Girolamo Rorario, Le opere, a cura di A. SCALA, Pordenone, Edizioni dell’Accademia S. Marco, 2004; A. SCALA, Girolamo Rorario. Un umanista diplomatico del Cinquecento e i suoi “Dialoghi”, Firenze, Olschki, 2004.
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