Nacque a Pordenone il 10 novembre 1877 da Alessandro, combattente garibaldino ed esponente politico radicale, e da Maria Gallo Gorgatti. Negli anni di studi liceali a Treviso divenne segretario del circolo del Partito socialista (PSI) e partecipò a manifestazioni pubbliche, subendo anche due arresti nel 1897 e 1898. Continuò l’attività politica in ambito studentesco a Torino durante gli studi universitari, fra il 1899 ed il 1902, ed assunse i primi incarichi amministrativi a Pordenone già nel 1900, dopo l’elezione del primo consigliere comunale del PSI Ilario Fantuzzi, gestore del Magazzino cooperativo di Torre. Dopo la laurea in giurisprudenza, divenne uno dei principali dirigenti del PSI pordenonese, impegnato contemporaneamente in un’intensa attività propagandistica, di organizzazione sindacale e di tutela giuridica dei lavoratori. Alternò fasi di impegno politico – fu tra l’altro relatore della commissione d’inchiesta sull’ospedale, nominata dalla giunta radicale del sindaco avv. Luigi Domenico Galeazzi nel 1906-1907, e consigliere comunale di opposizione, insieme con il fratello Gino, fra il 1910 ed il 1914 – con altre di prevalente impegno professionale, divenendo anche direttore di un istituto bancario. Dopo Caporetto, si preoccupò – lui pacifista – di salvare, portandolo con sé, il capitale della banca, mentre gli amministratori interventisti fuggivano disordinatamente. Nell’ottobre 1920 fu eletto sindaco di Pordenone, divenendo il principale punto di riferimento per le amministrazioni socialiste del Friuli, grazie ad un vasto programma di opere pubbliche ed interventi sociali. Fu pure eletto in consiglio provinciale. Nel maggio 1921 l’amministrazione socialista di Pordenone venne commissariata per alcuni mesi, dopo l’attacco fascista alla città. Nella ricerca di documentazione compromettente a carico di Piero Pisenti, che era stato tirocinante nel suo studio, i fascisti devastarono la sua casa e distrussero gran parte della biblioteca. ... leggi Dopo l’espulsione dei riformisti dal PSI nel 1922, R. aderì al Partito socialista unitario (PSU). Bandito da Pordenone dopo l’avvento al potere del fascismo, R. proseguì la sua attività professionale fra Venezia e Udine. Nell’azione rabbiosa contro la roccaforte rossa, i fascisti giunsero perfino a sopprimere il tribunale di Pordenone, tribuna oratoria di R. e del compagno on. Giuseppe Ellero. Apparentemente distaccato dalla politica, R. non ebbe timore di sfidare pubblicamente gli esponenti del regime in tribunale e negli organi disciplinari dell’ordine degli avvocati. Dopo la Liberazione, R. venne riproposto dal Partito socialista italiano di unità proletaria (PSIUP) come candidato sindaco, ma non venne rieletto a causa della decisione comunista di presentare una lista separata. Nel 1947 aderì al Partito socialista dei lavoratori italiani (PSLI). Morì il 17 agosto 1966.
ChiudiBibliografia
ACS, Casellario politico centrale, 4465/4101; Pordenone, Archivio Studio legale Rosso; ASCPn.
G.L. BETTOLI, Una terra amara. Il Friuli Occidentale dalla fine dell’Ottocento alla dittatura fascista, Udine, IFSML, 2003; O. CAVARA, Il milite ignoto, Milano, Alpes, 1922, 51; L. MIO, Gli amministratori comunali di Pordenone dall’Unità d’Italia, Udine, Guarnerio, 2010.
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