RUPIL GIUSEPPE

RUPIL GIUSEPPE (1857 - 1931)

educatore, autore in lingua friulana

Nacque a Pieria, frazione di Prato Carnico, nel 1857, figlio di Roberto, sarto, e di Caterina Capellari, sorella di un teologo alla corte pontificia di Roma, che morì prematuramente. Nel 1878 R. si unì in matrimonio con Cristina Tamburlini, che mancò nel 1897 a quarantun anni, lasciandolo vedovo con sette figli di età compresa tra i diciassette anni e i due mesi. Si risposò con un’amica d’infanzia della prima moglie, Adele Savio. Ottenuta la licenza magistrale nel 1879, insegnò per qualche anno in Friuli, con una sosta più lunga a San Daniele, poi si spostò a Venezia dove fu direttore didattico (Cannaregio – Chioverette) e dove fu eletto consigliere comunale tra il 1912 e il 1919. Morì a Venezia nel 1931. Riposa nel cimitero di Pieria come egli richiese: «Puartaimi a durmî a l’ombrena de mê creta di Mimojas» [Portatemi a dormire all’ombra della cima di Mimojas]. Fu legatissimo al paese natìo, dove ritornava spesso, e nel 1910 alzò di un piano la casa di famiglia, detta «cjasa rossa» per il colore dell’intonaco. R. radunò i suoi scritti in un quadernetto che, dieci anni prima della sua morte, consegnò alla Biblioteca comunale di Udine (D’Aronco). Tra gli anni Venti e Trenta del Novecento pubblicò i suoi testi di prosa e poesia in friulano nelle riviste della Società filologica friulana, che li raccolse in parte, nel 1972, in Tiara mota [Terra mossa]. R. attinse fortemente alla tradizione narrativa popolare e ritrasse spesso quadretti di vita di paese con il suo corredo di personaggi («Nardin dai Fituai» nel racconto La panza sglonfada [La pancia gonfia], un autobiografico «Bepo Rupil», cappellano e non maestro elementare nelle congetture di una concittadina, e ancora La prèdicja di pre Ledan [La predica di pre Letame]). Lo spirito di osservazione, che l’anonimo curatore di Tiara mota rileva in R., si estrinseca in un «malinconico umorismo», riproduzione fedele delle conversazioni attorno ai focolari. ... leggi Nella raccolta postuma trovano spazio i versi dedicati ai Nons di ciertas pietàncias ch’aj usava mangjâ una vôlta tal Cjanâl di Val Pesarine [Nomi di certe pietanze che si usava mangiare una volta nel Canale di Val Pesarina], con glossarietto: «Jota di cavocia e fasoi sul clâr / encia di pestadicia a cui ch’aj pâr / scot, sopa brusada e pendalòns / ch’as mouf dutas lu cuarp, fin tai talòns» (dove «jota di cavocia» è minestra di farina con zucca, «pestadicia» equivale a minestra di farina, radicchio cotto, pestato e fagioli, «scot» è una sorta di zuppa con fagioli, «sopa brusada» è farina arrostita nel grasso o nel burro e schiarita con latte e acqua, «pendalons» sono minestra da forchetta, fatta con patate e tegoline, cotte e condite insieme). Nelle antologie della letteratura friulana ricorrono le presenze del dialogo Lu bec di agna Lussia e dell’esilarante Daprofundis durant un funerâl, racconto con inserto in versi («raganizza») che vede una madre alle prese con le esigenze corporali dei figli durante la messa per un funerale: «Daprofundis incolmavit te dòmine, dòmine, soldi in borsam mea – Eh! ce fasia chê fruta cui dîas su pal nâs? Sozzata, nètagi ta cotaluta ve’, n’a è creanza a fâ chês rûbas…» [De profundis colmò te, o Dio, o Dio, di soldi nella mia borsa Eh! cosa fa quella bambina con le dita su per il naso? Sporcacciona, puliscile nella gonnellina, su, non c’è creanza a fare quelle cose…], dove la parafrasi del latino deforme non può che essere approssimativa. Lu bech di agna Lussia. Chiacarada fra Lussia e sô comâri Maria [Il becco di zia Lucia. Chiacchierata fra Lucia e sua comare Maria] trova invece spazio con questa grafia nel quaderno manoscritto Rupileidi, assieme ad altri cinque componimenti datati a Venezia intorno al 1920, ad eccezione del sonetto di apertura, Profuganza, scritto ad Ardenza di Livorno nel settembre 1918 e dedicato alla nostalgia di Pieria. Vi si firma «Bepo Rupil, cundump Lubert» [Giuseppe Rupil, fu Roberto].

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Bibliografia

Ms BCU, Principale, 3684, Rupileidi.
G. RUPIL, Tiara mota, Udine, SFF, 1972.
DBF, 711; MARCHETTI, Friuli, 1011; Mezzo secolo di cultura, 245-246; Mezzo secolo di cultura Sup 1, 28; CHIURLO - CICERI, Antologia, 373-377; Mezzo secolo di cultura Sup 2, 79; PELLEGRINI, Tra lingua e letteratura, 215; C. TOLAZZI, Testi friulani della Val Pesarina, t.l., Università degli studi di Trieste, a.a. 1988-1989; D’ARONCO, Antologjie, 409, 412-414.

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