Ultimo figlio maschio di Girolamo Savorgnan e della sua quarta moglie, Orsina Canal figlia di Girolamo di Nicolò, nacque nel 1521. L’appartenenza ad una famiglia che aveva fatto della professione delle armi l’ambito in cui provare il proprio onore personale e servire la dominante Repubblica di Venezia, segnò il destino di A. Egli infatti, seguendo le orme dei predecessori e soprattutto dei fratelli maggiori, venne formato nel castello di Osoppo, istruito nelle lettere e nei buoni costumi da illustri precettori – anche se non forse il Giano (Giovanni) Lascaris che indica il Liruti – ai quali il padre aveva affidato la «diligentissima educazione dei figli». Al pari del fratello Mario e di molti giovani feudatari cominciò la sua formazione militare presso le corti: a partire da quella mantovana dei Gonzaga, con i quali i Savorgnan intrattenevano stabili e stretti legami, a quella di Francia. Risulta infatti aver servito il re francese nel 1557, partecipando anche con quell’esercito alla battaglia di Saint-Quentin contro gli spagnoli, come attestano alcune lettere di un fratello. Per conto della Repubblica veneta nel 1563 andò a Cipro con il compito di visitare l’isola e di valutare le migliori opportunità di fortificazione. Di questo incarico testimonia la relazione che si intitola Descrittione delle cose di Cipro con le ragioni in favore o contra diverse opinioni, et delle provisioni, che erano necessarie per quel regno […]. L’informazione contiene una descrizione della conformazione fisica dell’isola appartenente alla Serenissima, delle contrade in cui era divisa, delle ville, delle sue condizioni climatiche e produttive, dei suoi abitanti e altri dati utili a predisporre la difesa più efficace e a proporne la miglior fortificazione. ... leggi La relazione ebbe una vasta circolazione a quel tempo e molte sono tutt’oggi le copie manoscritte dell’opera conservate in biblioteche italiane e straniere: dal fondo Mamiani della Oliveriana di Pesaro, all’Universitaria di Torino, dalla Magliabechiana alla Bibliothèque Nationale di Parigi, alla biblioteca di Guidobaldo Della Rovere a Urbino (copia inviata da Venezia nel maggio del 1564), così come altro esemplare si trova nella Biblioteca Vaticana. È probabile che l’estensore avesse l’intenzione di editarla, come sembrerebbe attestare un abbozzo di «prefazione ai leggitori» presente in un manoscritto dell’opera che il Liruti segnala. In ogni caso, le sue riflessione in materia di architettura difensiva sono facilmente debitrici dei suggerimenti del fratello Giulio, esperto e autorevolissimo ingegnere militare della Repubblica, che già era stato inviato a Cipro e che fortificò Famagosta. Negli anni successivi, tra il 1567 e il 1568 A. fu a Venezia, ma nel 1580 lo si trova nuovamente in Friuli, secondo quel costume comune ai membri della famiglia di dividersi, a partire dalla metà del cinquecento, tra la residenza veneziana e le relazioni politiche con il patriziato, da un lato, e la cura degli affari nella Patria del Friuli, dall’altro. In questo stesso anno A., arrivato all’età di sessant’anni, decise, in un clima di forti dissapori familiari, di sposare una giovane veneziana poco più che ventenne, discendente di un importante casato: Bianca Giustinian, figlia del defunto Giovan Battista di Marino, cavaliere di Sebastiano cavaliere e procuratore di S. Marco. Il disaccordo che questa decisione incontrava tra i fratelli e eredi di Girolamo, che avevano affidato al maggiore Marcantonio il compito di continuare la discendenza, viene chiaramente espresso in una lettera con la quale Giovanni Garzoni, figlio di Regina, una sorella di A., informava dell’accaduto il cugino e commentava «io all’incontro mi dolgo delle nozze del signor Ascanio nostro zio» aggiungendo «voglio sperar che non abbia figliuoli». Il forte malumore della famiglia che non aveva in nessun modo condiviso quell’unione venne accresciuto dalla nascita, un anno più tardi, di Girolamo, unico figlio di A. L’esperienza della paternità risultò molto breve perché in quello stesso anno, in un clima di contrasti familiari insorti per motivi ereditari, ulteriormente complicati da questa nuova nascita che la famiglia non aveva approvato, Germanico, uno dei nipoti di A., figlio del fratello Marcantonio, lo uccise nel parlatorio del convento dei SS. Cosma e Damiano nell’isola della Giudecca, dove l’anziano S., il 2 ottobre 1581, si era recato per parlare con la sorella Orsina. Il consiglio dei Dieci per questo delitto avrebbe decretato il bando perpetuo per Germanico, fissando una taglia di 3000 ducati sulla sua testa, la confisca dei beni, attribuendoli proprio a Girolamo, il piccolo già orfano del padre.
ChiudiBibliografia
A. SAVORGNAN, Descrittione delle cose di Cipro con le ragioni in favore o contra diverse opinioni, et delle provisioni, che erano necessarie per quel regno […], pubblicata in Appendice a E. SALARIS, I Savorgnano. Una famiglia di militari italiani dei secoli XVI e XVII, Roma, Tipografia Editrice Roma, 1913, 125-147.
F. CARO, Historia dei signori Savorgnani detti del Monte, conti di Belgrado, Castel Nuovo […], Verona, Merlo, 1685, 36; LIRUTI, Notizie delle vite, III, 56-59; E. SALARIS, I Savorgnano. Una famiglia di militari italiani dei secoli XVI e XVII, Roma, Tipografia Editrice, 1913, 120-124; L. CASELLA, I Savorgnan. La famiglia e le opportunità del potere, Roma, Bulzoni, 2003, 148, 157-161, 166, 180; A. CONZATO, Dai castelli alle corti. Castellani friulani tra gli Asburgo e Venezia. 1545-1620, Verona, Cierre, 2005, 149, 156, 158.
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