SAVORGNAN DEL MONTE TRISTANO DI PAGANO (1523-1566)

SAVORGNAN DEL MONTE TRISTANO DI PAGANO (1523-1566)

uomo d'armi

Immagine del soggetto

Cartello di sfida di Tristano Savorgnan contro Marzio Colloredo, BCU, fondo Joppi, ms. 116 (courtesy della Biblioteca Civica V, Joppi di Udine).

Nacque nel 1523 da Pagano di Giacomo Savorgnan della linea del Monte e da Chiara Priuli. Da giovane si dedicò alla carriera delle armi contro i protestanti nell’esercito imperiale dove si distinse per la partecipazione attiva negli scontri, come riferisce Alvise Mocenigo, ambasciatore veneto presso l’imperatore, che lo segnalò agli organi della Serenissima. La sua carriera si interruppe per una diserzione. Forse avrebbe potuto passare al servizio di Venezia, suo ‘principe naturale’, ma venne a trovarsi al centro di vendette familiari che lo allontanarono dallo Stato veneto. Nel 1545 egli uccise Ercole della Rovere che nel 1517 aveva assassinato insieme con Giambattista di Colloredo lo zio di S., Giovanni Battista Savorgnan del Monte. Fu il primo omicidio di una carriera criminosa, alimentata da quelle faide familiari che percorrono il Cinquecento friulano e che preoccupavano i luogotenenti per la situazione in cui versava l’ordine pubblico a Udine e nelle giurisdizioni in un clima surriscaldato dagli odi che dividevano Savorgnan, Colloredo, Torriani, Arcano, Strassoldo, Antonini. Si tratta però di conflitti diversi da quelli del 1511, in quanto – come la storiografia più recente ha sottolineato – non sono espressione di progetti politici o di tensioni sociali, ma crimini all’interno dello stesso ceto per trovare con la violenza soddisfazione di torti subiti, esaltazione di odi e di vendette legate a storie personali. Soltanto nel 1568 per intervento delle magistrature statali fu raggiunta una formale pacificazione davanti al procuratore di San Marco, Alvise Mocenigo, a Venezia, in presenza delle famiglie coinvolte per porre fine alla lunga lotta tra le parti. In questo clima, nel 1549 S. che si era giustificato e non aveva subito provvedimenti dalla giustizia veneziana per l’omicidio del della Rovere, insieme con Giovanni di Francesco Savorgnan della linea del Torre fu assalito a Padova durante il carnevale da Girolamo della Torre e da Girolamo di Colloredo, figlio di quel Giambattista che aveva ucciso lo zio di Tristano e che voleva vendicare la morte dell’amico di suo padre, Ercole della Rovere. ... leggi I due Savorgnan, data la superiorità numerica degli avversari, si salvarono con la fuga. Girolamo di Colloredo fu bandito dai territori della Serenissima, mentre Girolamo della Torre fu condannato a dieci anni di reclusione a Creta. Quest’ultimo, prima di lasciare Venezia, voleva congedarsi nella città lagunare dal fratello Alvise e dal cognato Giambattista di Colloredo, marito di sua sorella Ginevra, ma la loro gondola fu assalita sul Canal Grande da sicari guidati da S. Morirono Giambattista di Colloredo, Alvise della Torre, il canonico di Cividale Giacomo Zorzi e furono coinvolti due servitori, mentre Girolamo della Torre si salvò perché per puro caso non era salito sulla loro gondola. I modi in cui S. aveva vendicato lo zio Giovanni Battista erano di una gravità inaudita, in quanto la faida si era consumata sul territorio della stessa città marciana. Giovanni Savorgnan fu arrestato, mentre Tristano si dette alla fuga. Attraversò i territori degli Estensi con il tacito consenso del duca e si rifugiò probabilmente presso i Gonzaga con cui i Savorgnan da tempo intrattenevano rapporti continuativi. Venezia non poteva lasciare passare sotto silenzio gli omicidi di Tristano, anche se il casato dei Savorgnan le era legato. Una ducale del 29 agosto 1549 ordinò per Tristano il bando perpetuo dai territori della Serenissima, la demolizione della sua casa udinese, residenza storica della famiglia, con il divieto di costruire su tale area che fu chiamata per lungo tempo ‘piazza della rovina’ (ora piazza Venerio). Furono confiscati i beni e i feudi di Tristano, ma sembra che su istanza del papa, con la mediazione di Ferdinando Gonzaga e del cardinale Sforza Pallavicino – ma le notizie sono indirette – gli furono restituiti, forse nel 1561. L’obbligo della vendetta ricadde su Marzio di Colloredo, figlio del defunto Giambattista e di Ginevra della Torre. Marzio, nemico dei Savorgnan, responsabile di attentati e omicidi a Udine e bandito dai territori veneti, non arrivò mai allo scontro diretto con Tristano. Gli ultimi atti della sfida tra Colloredo e Savorgnan, a cui si aggiunsero, oltre a Tristano, Nicolò Savorgnan del Monte e Federico Savorgnan della Bandiera, si svolsero in una guerra di scritture, in uno scambio di cartelli di sfida che avrebbero voluto ripristinare l’onore attraverso il duello, strumento aristocratico per eccellenza, che per alcuni teorici non poteva essere giudicato secondo il diritto, ma secondo le consuetudini della cavalleria. I confronti cartacei, con cartelli più volte reiterati, con ingiurie, accuse di vigliaccheria continuarono a essere lanciati negli anni. Tristano nel 1561 si portò a Torre di Zuino, feudo Savorgnan, in territorio imperiale, tollerato da Venezia, protetto da lettere di Ferdinando d’Asburgo e poi dal figlio Massimiliano, il futuro Massimiliano II. Morì alla fine di aprile o ai primi di maggio del 1566 dopo avere raccomandato al nipote Claudio Carlo di pubblicare la sua difesa contro le accuse di Marzio Colloredo, desiderio che fu eseguito con la stampa del libello Difesa degli illustri signori Nicolò, Tristano e Federigo Savorgnani dalle false imputazioni date loro.

 

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Bibliografia

BCU, fondo Principale, ms 1247, Contese cavalleresche; BCU, fondo Joppi, ms 116, Contese cavalleresche tra i Savorgnan e i Colloredo avvenute negli anni 1563-’66-’68. E. DEGANI, I partiti in Friuli nel 1500 e la storia di un famoso duello, Udine, Del Bianco, 1900; Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, II, Germania (1506-1554), a cura di L. FIRPO, Torino, Bottega d’Erasmo, 1970; E. MUIR, Mad blood stirring. Vendetta and factions in Friuli during the Renaissance, Baltimore/London, The Johns Hopkins University press, 1993; F. BIANCO, Mihi vindictam: clan aristocratici e comunità rurali in una faida nel Friuli tra ’400 e ’500, in Contadini e popolo tra conservazione e rivolta, Udine, Forum, 2002, 17-39; L. CASELLA, I Savorgnan. La famiglia e le opportunità del potere, Roma, Bulzoni, 2003; A. CONZATO, Dai castelli alle corti. Castellani friulani tra gli Asburgo e Venezia, 1545-1620, Verona, Cierre Edizioni, 2005.

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