Il nome di S. è associato al movimento autonomista friulano, il Moviment Friûl, dentro il quale esercitò, nei primi anni della sua istituzione, un’azione politica ed organizzativa determinante. Nacque a Pontebba il 30 agosto 1928 e conseguì la laurea in ingegneria meccanica al Politecnico di Milano. Per pochi anni fece anche il preside di scuola media, ma poi si dedicò all’attività di spedizioniere. Dopo un’esperienza politica coi socialisti, entrò a far parte del Moviment Friûl (MF), a un anno dalla sua fondazione, avvenuta nel 1966, e si rese immediatamente conto della necessità di dargli una struttura istituzionale ed organizzativa meno approssimativa e più coerente dal punto di vista del programma politico, che non poteva ridursi alla sola rivendicazione dell’Università friulana. La nascita del MF aveva avuto impulso dalle battaglie per la sua istituzione, che veniva negata in quegli anni da ogni schieramento politico. Fu ben presto eletto presidente, carica alla quale, secondo lo statuto di allora, spettavano i poteri della direzione del partito. Trasformò il Movimento Friuli da movimento di opinione, i cui aderenti possedevano orientamenti ideologici diversi, a formazione politica organizzata, per portarlo alle elezioni regionali del 1968. Fu un successo, e S. fu eletto consigliere regionale, insieme ad altri due autonomisti. Iniziò in quella sede quella che lui chiamava la battaglia per il Friuli, per fermare l’emigrazione, per promuovere l’industrializzazione, per l’agricoltura di montagna, per l’Università friulana, per un’autonomia compiuta. Europeista e federalista, avrebbe voluto legare l’obiettivo autonomista alla rivendicazione identitaria, convinto che il Friuli fosse un’etnia distinta dell’Europa, per la lingua che parlava. Fu osteggiato in questa sua idea dall’interno dello stesso partito, che solo dopo la sua morte, avvenuta il 23 gennaio 1972 a causa di una leucemia che lo aveva colpito mesi prima, fu orientato in quella direzione da una nuova leva di autonomisti. Si aspettava che il successo elettorale del 1968 si ripetesse anche con le elezioni comunali del 1970, ma non fu così. Fu più o meno esplicitamente contestato da coloro che non gradivano una politica di contrasto con la Democrazia cristiana troppo accentuata e, poco prima di morire, ebbe il dispiacere di assistere alle dimissioni dal gruppo del Moviment Friûl dei due consiglieri regionali eletti insieme a lui, evento che lasciò il partito allo sbaraglio.
Bibliografia
F. PLACEREAN, Pe muart di Fausto Schiavi, in Pe unitât de Glesie tal Friûl, Pordenon, s.n., 1972; «Friuli d’oggi», 7/4, 31 gennaio 1972; G. ELLERO, Ricordo di un uomo forte, «Corriere del Friuli», gennaio 1977; A. CESCJE - P.C. BEGOTTI - Z. CAVALLO, La nazione Friuli, 1-2, Udine, CEF, 1980; Fausto Schiavi. Una battaglia per il Friuli. 1967-1972, a cura di G. DI CAPORIACCO - G. ELLERO, Reana del Rojale, Chiandetti, 1982; Una targa per Fausto Schiavi, «MV», 26 novembre 1999; I 1700 giorni di Fausto Schiavi, a cura di G. ELLERO, [Codroipo], Istitût Ladin Furlan Pre Checo Placerean, 2002; L. ZORATTI, Fausto Schiavi l’ultin leader politic, «La Patria del Friuli», 4 (2009).
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