Nacque a Udine il 4 agosto 1804, figlio secondogenito di Domenico Mattia e Antonia Lazzarini, vedova del carnico Francesco Filaferro. Di estrazione agiata, la sua famiglia diede altri due sacerdoti alla metropolitana udinese, il fratello maggiore Giovanni Battista, che sarebbe divenuto arciprete di Sacile, e p. Carlo Filaferro, figlio di primo letto della madre. Questi, già membro della disciolta Congregazione di S. Filippo Neri, fu una figura decisiva per la formazione religiosa e la carriera ecclesiastica di S., “prete dei poveri”. Già introdotto dal fratellastro nella cerchia degli ex oratoriani, nel 1817, S. iniziò gli studi in seminario, ricevendo l’ordinazione dieci anni dopo. Sin da allora, esercitò il ministero nella chiesa di S. Maria Maddalena, manifestando una religiosità dai tratti fortemente ascetici, fondata sulla fedeltà al papa, sulla centralità degli esercizi spirituali, della penitenza e delle devozioni, oltre che sulla pratica della carità verso i bisognosi. Fu, ancora, nel gruppo degli amici friulani di Antonio Rosmini. Pur affascinato dai francescani e dalla Compagnia di Gesù, nel 1846 entrò nel ripristinato ordine dei filippini, di cui fu preposto dal 1856 alla definitiva soppressione, nel 1867. La sua fama di “prete dei poveri” scaturì tuttavia dall’impegno nel campo socioassistenziale e pedagogico, nonché dalla fondazione della Congregazione delle suore della Provvidenza. Nel 1827, p. Filaferro lo volle vicedirettore della Casa delle derelitte, fondata dieci anni prima da un gruppo di religiosi e nobildonne udinesi. Consolidata la situazione economica, l’istituto, nuovamente inaugurato nel 1837, riprese la propria attività di istruzione delle orfane, nei campi della religione e dell’economia domestica. La Casa, legalmente riconosciuta nel 1839, si dotò dello statuto molto più tardi, nel 1861, ottenendo immediatamente la lode pontificia e, in via definitiva, l’approvazione papale nel 1891. Nel 1845, S., con p. ... leggi Filaferro, fondò la Congregazione delle suore della Provvidenza, il nuovo ordine destinato a formare le maestre della Casa, ormai frequentata da un’ottantina di convittrici e circa duecento esterne. L’indirizzo “cenobitico” suscitò le perplessità dell’abate Iacopo Pirona, ma l’istituto, assumendo forma giuridica di associazione privata, si pose al riparo da ulteriori censure. Nel 1848, l’assedio di Udine suggerì di introdurre nuovi compiti di assistenza sanitaria, mai venuti meno e, anzi, assurti a primaria importanza nei decenni a venire. La diffusione della Congregazione fu piuttosto rapida; dopo la fondazione della Scuola femminile di Orzano nel 1853 e l’insediamento nell’ospedale di Portogruaro nel 1857, le suore della Provvidenza aprirono nuove sedi in Veneto, in Trentino e, in epoca postunitaria, anche in Istria e Dalmazia. S. fu, dopo il breve entusiasmo neoguelfo del 1848, un sacerdote senza dubbio intransigente, perfettamente allineato alle posizioni ufficiali della gerarchia ecclesiastica locale e della Santa Sede. Nel 1866 il temporaneo arresto, con l’accusa di esportazione illegale di valuta, fu uno dei primi episodi, forse il più clamoroso, dell’aspro, lungo conflitto con lo Stato italiano, apertosi all’indomani della liberazione di Udine. Non meramente ideologica, la questione in gioco verteva sul controllo dell’attività della Casa e della Congregazione, in accordo con la legislazione sulle opere pie. Poco prima dell’ingresso delle truppe italiane a Udine, trasferì, temendone la soppressione, la sede della Congregazione delle suore della Provvidenza a Cormons, in territorio austro-ungarico. Il contenzioso si spostò poco dopo sulla natura della Casa delle derelitte, che i pubblici poteri volevano, come di regola, costituita in ente morale. Dal 1868, e per dodici lunghi anni, riuscì ad ignorare tali richieste, a suo parere lesive della «libertà della Chiesa», fino a quando, nel 1880, dovette cedere, in cambio del riconoscimento legale per sovrano decreto. Evento traumatico per la sua sensibilità, frattanto, la presa di Roma e la fine del potere temporale dei papi segnarono le avvisaglie di un mutamento di strategia del mondo cattolico e l’inizio di un’offensiva intransigente per la “riconquista” cattolica della società italiana. Sin dal 1871, S. fu un silenzioso sostenitore del conte Federico Trento e della sua Associazione cattolica friulana, primo nucleo della futura Opera dei congressi. Ebbe, ancora, un ruolo cruciale nel sostegno finanziario del «Cittadino italiano», l’agguerrito quotidiano cattolico udinese fondato nel 1878 dal veneziano p. Giovanni Dal Negro. Morì il 3 aprile 1884, dopo aver lasciato i suoi beni alla Casa e alla Congregazione, dirette dal suo erede designato, il canonico Antonio Feruglio-Tinin, futuro vescovo di Vicenza. Ebbe funerali solenni e imponenti, disertati tuttavia, non senza polemiche anche all’interno dello stesso mondo liberale, dalle autorità civili. La fama e la venerazione del “prete dei poveri” crebbero dopo la morte, convincendo l’arcidiocesi ad avviare l’istruttoria di beatificazione nel 1932 e, vent’anni dopo, a traslarne la salma dall’amata Orzano alla udinese chiesa di S. Gaetano. Giovanni Paolo II, dopo averlo proclamato beato nel 1981, lo canonizzò nel 2001.
ChiudiBibliografia
L. TINTI, Memorie del padre Luigi Scrosoppi d. o. fondatore dell’Istituto derelitte e delle Suore della Provvidenza sotto il patrocinio di S. Gaetano in Udine, Udine, Tip. del Patronato, 1897; G. BIASUTTI, Padre Luigi Scrosoppi. Dell’oratorio S. Filippo Neri fondatore delle Suore della Provvidenza, Udine, AGF, 1979; E. MUNINI, Padre Luigi Scrosoppi e la sua opera educativa nel contesto delle scuole del suo tempo, «La Panarie», 54 (1981), 107-118; La beatificazione di P. Luigi Scrosoppi: discorsi e omelie, a cura di P. ASCO BASSO, Udine, AGF, 1983; L. CARGNELUTTI, L’istruzione e la scuola, in Provincia del Lombardo-Veneto, 246-248; M. PAPÀSOGLI ZALUM - G. PAPÀSOGLI, San Luigi Scrosoppi, prete per i più poveri: sussidio per incontri di preghiera, Udine, Comitato promotore padre Luigi Scrosoppi, 2001.
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