Nacque a Paularo, in Carnia, il 15 settembre 1913, da Gio Batta, bravo artigiano edile, e da Margherita Segalla. Dopo aver frequentato le scuole primarie in paese, mostrò subito interesse per la fotografia, incuriosito da un personaggio ricco di ingegno, Bernardino Nascimbeni, che eseguiva ritratti in paese, dove aveva fatto conoscere il fascino del cinema e aveva costruito la prima rete elettrica, sfruttando l’energia prodotta da piccoli salti d’acqua. Era quindicenne quando, superando preoccupazioni di ordine economico, fu mandato dal padre a bottega, a Gemona del Friuli, nello studio del noto fotografo Giuseppe Di Piazza. Vi rimase poco più di un anno, impratichendosi nell’uso delle lastre, del loro sviluppo, ma imparando dal Di Piazza, oltre alla tecnica, anche il gusto per il ritratto di studio, a cominciare dalla cura per l’illuminazione. Rientrato a Paularo, il padre costruì, a fianco dell’abitazione, uno studio fotografico a modello di quello gemonese di Di Piazza. Iniziò un’attività che sarebbe durata oltre mezzo secolo. Del primo periodo si ricordano i molti ritratti dei componenti delle famiglie più importanti del paese, ma anche le immagini degli scorci più suggestivi. Sposatosi con Ernesta Sillani, S. era già padre di due figlie quando fu chiamato alle armi, all’inizio della seconda guerra mondiale. Rientrò a Paularo alla fine della guerra, nel 1945. La maggior parte delle sue lastre era stata distrutta durante il conflitto da una pattuglia di soldati tedeschi, durante un’ispezione allo studio. L’attività di fotografo riprese anche per l’entusiasmo legato alla nascita, nel 1946, di un figlio, Giovanni Battista, che subito immaginò suo allievo prediletto e successore nella gestione dello studio, e poi dell’ultimogenita Luigina. ... leggi Per decenni fu un testimone fra la sua gente, non trascurando, come dice bene Riccardo Toffoletti (1999), «nessuna attività, nessun angolo nascosto, nessuna espressione indispensabile […]. Intagliatori di maschere, abilità di cestai, l’arrotino, la donna che fila, il lattaio, le capre al pascolo, il legname accatastato, la teleferica […], le pause per un dialogo di vita, le processioni, la veglia funebre […], tanti tanti volti di donne anziane, di donne al lavoro, di vecchi con barba e pipa, con pipa e boccale di vino…». Partecipò a varie mostre collettive a Tolmezzo, Gemona, San Daniele del Friuli. La prima personale fu organizzata dal Fogolâr furlan di Lugano, in Svizzera, e subito dopo, nel 1978, fu allestita una grande mostra delle sue foto a Udine. Espose poi le sue immagini a Biella, Venezia, Roma, Rovigo e Padova. Morì a Paularo il 31 gennaio 1990.
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