Nato a Sutrio nel 1727 circa, era figlio del notaio Giovanni Selenati (1692-1775) il quale, rimasto vedovo, seguì come il figlio la vocazione sacerdotale. Divenuto chierico nel 1747 e sacerdote nel 1749, dal 1767 era cappellano a Sutrio, dove morì l’1 dicembre 1776. Il primo riferimento che lo avvicina all’arte organaria risale al 1752, quando egli propose alla vicinia di Sutrio l’acquisto di un organo «buono, essendo stato fatto solamente già tre anni», da rimontare nella chiesa di S. Odorico. Non si conosce il nome del costruttore e l’originaria collocazione di questo strumento, ma si può ipotizzare che don S. abbia avuto un qualche ruolo nel montaggio dell’organo a Sutrio e che proprio in quest’occasione abbia iniziato ad occuparsi di arte organaria. Al 1760 dovrebbe risalire la costruzione dell’organo per la chiesa di S. Maria a Paluzza (anche se la documentazione finora pubblicata non chiarisce del tutto paternità e datazione dello strumento), trasferito nel 1913 nella vicina chiesa di S. Daniele. Ben documentata è, al contrario, la fabbricazione dell’organo per la pieve di S. Pietro a Zuglio: con il contratto del 20 agosto 1771 il S. s’impegnava a costruire per 240 ducati l’organo nuovo, che sostituiva un vecchio strumento ormai irrecuperabile. La disposizione fonica si rifà alla tradizione classica veneta, con le file del Ripieno fino alla Vigesima nona, Flauti, Cornetta e Tromboncini; secondo il contratto, l’organo di Zuglio doveva essere costruito «nella maniera stessa e coi medesimi registri di quello d’Incaroio, giunti però i contrabassi».
Bibliografia
PARONI - BARBINA, Arte organaria, 20, 29, 78-79, 87, 100-101; D. MOLFETTA, L’organo antico della chiesa parrocchiale di S. Daniele in Paluzza, Tolmezzo, Cortellezis, 1979; Iulium Carnicum. Vicende di un antico insediamento. Materiali per un dibattito, Udine, Alea, 1990, 142; Organi restaurati del Friuli-Venezia Giulia. Interventi di restauro della Regione Friuli-Venezia Giulia dal 1976 al 1993, Villa Manin di Passariano (Udine) (Quaderni del Centro regionale di catalogazione dei beni culturali, 23), 1994, 111, 119-121.
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