Nacque a Maniago nel 1716 e si trasferí a soli nove anni a Venezia per unirsi al padre Domenico. Questi aveva una «casa e bottega per occhialer» in Calle Larga, San Marco; qui il giovane Lorenzo apprese il mestiere di ottico. L’altro figlio di Domenico, Giovanni Maria, divenne abate ed insegnò matematica al seminario di Vicenza. Dopo la morte del padre, avvenuta il 25 marzo 1758, il S. continuò l’attività di bottega firmando ogni nuovo strumento con il nome del padre «ond’è che per dimostrarmi sempre più riconoscente, e grato, ogni mio lavoro, miglioramento, ed invenzione ha portato, e porterà sempre impresso, non il mio, ma il suo amato nome». Nel 1748 sposò una donna veneziana. Nel 1761 aveva sette figli, dei quali solo quattro sopravvissero: tre maschi e una femmina. Il primo maschio, Giannantonio (1753-1816), divenne un famoso architetto: suo, fra gli altri, il progetto del teatro La Fenice. Gli altri due maschi Giuseppe (1755-?) e Domenico (1761-?) rimasero con il padre continuando con lui l’attività nella bottega. Questa era molto rinomata e forniva strumenti ottici in tutta Europa ed in Oriente. Tra il 1761 ed il 1787 il S. scrisse vari opuscoli ove espose le sue invenzioni e che servirono anche come materiale pubblicitario per la bottega. Nel 1761 pubblicò una Esposizione delle comuni, e nuove spezie di cannocchiali, telescopi, microscopi, ed altri istrumenti diottrici, catottrici, e catodiottrici perfezionati ed inventati da Domenico Selva, ove descrive telescopi terrestri ed astronomici, elioscopi, oculari da teatro, telescopi binoculari, ma anche oggetti di uso più popolare quali lenti, specchi, prismi e lanterne magiche. Il S. fu in stretto contatto con Giuseppe Toaldo che reggeva a Padova la cattedra di astronomia dal 1764. Questi, nel 1765, lo incaricò di costruire un osservatorio astronomico e, da allora, gli ordinò molti apparecchi ottici. ... leggi Nel 1771 il S. pubblicò una Lettera di Lorenzo q. Domenico Selva ottico pubblico ad un suo amico sul ritrovato da lui fatto del flintglass pei telescopi accromatici del signor Dollond di Londra, in cui descrive i suoi tentativi nel produrre lenti acromatiche. Saputo dal fisico ed astronomo croato Boscovich che in Inghilterra era stato scoperto l’uso del vetro flint per produrre lenti acromatiche, S. si procurò dei pezzi di tal vetro con i quali costruì sette telescopi che vennero riconosciuti unanimemente di qualità migliore di quelli prodotti in Inghilterra. In seguito, con l’aiuto del Mastro Bertolini di Murano, riuscì a produrre pezzi di vetro flint migliori di quelli inglesi, con i quali costruì un telescopio che, esaminato dai professori di astronomia di Padova, risultò notevole soprattutto per la chiarezza e la brillantezza. In seguito a ciò, nel 1771 fu dichiarato «ottico pubblico» dal senato della Serenissima che gli accordò, nel 1772, una pensione vitalizia di 25 ducati d’oro al mese, trasferita alla sua morte al figlio Giuseppe. Nel 1772 ottenne un premio della Académie royale des sciences di Parigi per il progetto, presentato già nel 1761, di un microscopio puramente catottrico (cioè costituito da sole superfici riflettenti) e quindi piú facile da costruire di uno diottrico (costituito da lenti). Nel 1781 S. pubblicò la Lettera all’Abate Toaldo ove descrive una sua visita a Toaldo a Padova e il confronto lí effettuato fra i suoi telescopi con altri giunti dall’Inghilterra. Nel 1787 dette alle stampe Sei dialoghi ottici teorico-pratici dedicati all’eccellentissimo Senato scritti in sei parti in forma di dialogo fra un professore (rappresentante lo stesso S.), un conte veneziano (forse Simone Stratico) ed un ecclesiastico (forse il fratello Giovanni Maria). Questi dialoghi, oltre a fornire dati tecnici molto accurati sugli strumenti costruiti dal S., costituiscono una fonte fondamentale di informazioni sulla comunità scientifica del tempo con molti riferimenti delle relazioni fra S. e i suoi contemporanei. S. morí a Venezia il 24 aprile 1800.
ChiudiBibliografia
L. SELVA, Esposizione delle comuni, e nuove spezie di cannocchiali, telescopi, microscopi, ed altri istrumenti diottrici, catottrici, e catodiottrici perfezionati ed inventati da Domenico Selva, Venezia, Pasquali, 1761; ID., Lettera di Lorenzo q. Domenico Selva ottico pubblico ad un suo amico sul ritrovato da lui fatto del flintglass pei telescopi accromatici del signor Dollond di Londra, Venezia, Pasquali, 1771; ID., Lettera all’abate Toaldo, Venezia, Occhi, 1781; ID., Sei dialoghi ottici teorico-pratici dedicati all’eccellentissimo Senato, Venezia, Occhi, 1787.
G. SANTINI, Elogio storico di Lorenzo Selva letto il 30 giugno 1844, «Atti dell’Istituto veneto di scienze lettere e arti», 3 (nov. 1843-ott. 1844), 275-287; G. SANTINI, Lorenzo Selva, in Maniago, 41; MARCHETTI, Friuli, 1015; M. MICHELUTTI, La cultura e l’istruzione, in Maniago. Pieve, feudo, comune, Maniago, s.n., 1981, 399-418; Mille protagonisti, 447-448; E. BASSI, Giannantonio Selva, architetto veneziano, «Pubbl. Fac. Lett. e Fil. Univ. Padova», 12 (1936); A. LUALDI, La famiglia Selva, ottici del ’700 veneziano, «Nuncius-Annali di Storia della Scienza», 16/2 (2001), 531-546; DBF, 740-741.
Nessun commento