Nacque il 12 febbraio 1918 a Vernasso, frazione di San Pietro al Natisone (Udine), da Giovanni Battista, mugnaio del paese, e Lenardina Gusola. Fin da ragazzo affiancò, e poi sostituì, il padre nella conduzione del mulino, che girava le macine con la forza idraulica del Veli Patok [grande fiume], e in quegli ingranaggi il giovane S. perse il braccio destro. Da privatista, continuando a fare il mugnaio, conseguì la licenza di scuola media e poi, trasferitosi a Genova da una zia, frequentò il Liceo artistico, superando la maturità nel 1941. Seppure condizionato nell’uso degli strumenti di disegno, S. dimostrò sempre una invidiabile abilità grafica e disegnativa e si dedicò all’insegnamento di disegno, materie artistiche, storia dell’arte in diverse scuole medie e superiori della provincia (fra queste l’Istituto magistrale di San Pietro al Natisone) fino a quando, nel 1958, si laureò all’Istituto universitario di architettura di Venezia, discutendo la tesi sul restauro della chiesa di San Giovanni d’Antro, di cui S., negli anni Sessanta, avrebbe progettato la sistemazione della grotta e degli spazi esterni. Furono questi gli anni della vivace attività del “Club del Mulino”, documentata sul periodico «Paesi tuoi», che si contrappose alla rivista «Matajur», foglio ufficiale delle rivendicazioni della minoranza slovena della Benecia. Paolo Petricig, affezionato collaboratore di S., così ricorda quegli incontri: «Ci comunicava l’idea che per conoscere il piccolo, il vicino, il particolare, bisognava possedere una visione generale della realtà ed adeguati strumenti di conoscenza. Senza questi il piccolo ti sfuggiva e venivi risucchiato dal conformismo. Uscivamo da una fase di assolutismi e questa nuova filosofia ci risultava difficile. […] l’incontro con V. S. non fu neutro ed insignificante per nessuno» (Petricig, 1992). Avviò l’attività professionale (iscrivendosi nel 1958 all’ordine degli architetti del Friuli, di cui fu presidente nei bienni 1978-1980 e 1980-1982) nella propria casa e inizialmente progettò diverse ville: fra queste, la casa Giraldi a San Vito al Tagliamento, un insieme di volumi che coniugano i caratteri dell’architettura organica con i “frammenti di paesaggio” (alti muri di ciottoli di fiume, vasche d’acqua, superfici inclinate ricoperte di vegetazione, tipici del suo linguaggio progettuale). Nel 1961 diventò socio dello studio dell’architetto D’Olivo e, dalla collaborazione con l’amico di studi universitari, videro la luce alcune delle più significative opere, realizzate o rimaste sulla carta, dell’affermato studio di progettazione udinese: il complesso residenziale e alberghiero Zipser a Grado; il piano urbanistico e gli edifici abitativi e di servizio a Manacore nel Gargano, il piano urbanistico di Lido di Classe a Ravenna. La collaborazione si interruppe dopo soli due anni, a causa probabilmente dei diversi metodi di lavoro: riflessivo e preciso S., indisciplinato e gestuale D’Olivo. ... leggi Nel 1964 S. aprì lo studio professionale a Udine e svolse la propria attività con l’architetto Attilio Zorattini, curando la progettazione e la realizzazione di edifici di abitazione (unifamiliari, a schiera e condomini) e di strutture pubbliche (casa per anziani a Tricesimo e centro di assistenza anziani a Udine). A partire dagli anni Settanta, l’architetto si interessò soprattutto di pianificazione urbanistica, sviluppando tematiche territoriali all’epoca poco praticate dalla professione. Videro la luce il progetto di parco attrezzato lineare a scala transregionale, da Cividale del Friuli a Skofia Loka (Slovenia), con al centro un nuovo rapporto uomo-ambiente (la proposta venne elaborata in occasione di un concorso regionale di idee promosso dalla sezione Friuli Venezia Giulia dell’Istituto nazionale di urbanistica); i piani regolatori dei comuni di Gemona del Friuli, Osoppo, Buia, Artegna, Montenars, San Leonardo al Natisone, Stregna (in provincia di Udine) e Travesio, Sequals, Castelnovo nel Friuli (in provincia di Pordenone). Lo studio del territorio per la pianificazione urbanistica diede modo a S. di approfondire la conoscenza dei luoghi e in questa prospettiva si inquadrano il progetto di valorizzazione turistica del forte di Osoppo (1971), il piano di sviluppo turistico del Matajur (in collaborazione con l’ing. Mario Mullig), il parco zoologico di Pagnacco (1971), il parco dei Laghi di Fusine (1976). Oltre alle specifiche attenzioni progettuali e di inserimento ambientale, questi studi vanno segnalati per la accuratezza della loro rappresentazione grafica, con visioni prospettiche di grande effetto e di immediata lettura, tanto più significative se si pensa che all’epoca non erano disponibili gli strumenti del disegno computerizzato. A S. va attribuita l’idea di ricordare la millenaria presenza degli sloveni nelle nostre terre con posa (1975) di un masso in pietra piasentina sullo sperone roccioso della Kamenica: su quel sasso si scatenò la violenza sciovinista e la scritta in italiano e sloveno (QUI OGNI ANNO SI RINNOVA L’ARENGO COL QUALE GLI SLOVENI DELLA BENECJA SI AUTOGOVERNARONO PER 1000 ANNI) fu più volte imbrattata. Dopo gli eventi sismici del 1976, a S. venne affidato il compito di seguire e dirigere un’equipe di ingegneri strutturisti sloveni, nel recupero statico di edifici lesionati dal terremoto, per contrastare la distruzione – non sempre giustificata – di quel singolare patrimonio edilizio di valore storico e ambientale così diffuso nelle Valli del Natisone. In quegli anni elaborò i piani particolareggiati di ricostruzione di Taipana capoluogo e delle frazioni Monteaperta, Montemaggiore, Platischis e Prossenicco. Progettò il restauro di diversi edifici religiosi e partecipò alla ricostruzione del centro storico di Venzone, sviluppando la progettazione di un isolato. S. morì a Udine il 30 agosto 1989.
ChiudiBibliografia
V.Z. SIMONITTI, Il caso, in Concorso regionale. Catalogo della mostra dei progetti, Udine, INU Sezione Friuli Venezia Giulia, 1970; V.Z. SIMONITTI, Il caso della Slavia, «Quaderni friulani», 7 (1977), 31-37; ID., Nimis ed il suo ambiente, Udine, Centro studi I. Nievo, 1985; ID., Tarcento e la sua montagna, Udine, Centro studi I. Nievo, 1986.
G. DRI, Il restauro della grotta di San Giovanni d’Antro, «R.tec.», 3 (1990), 36-38; P. PETRICIG, Izgubili smo Ucitelja, s.l., Trinko Koledar [Almanacco Ivan Trinko], 1992; R. RUCLI - G. VRAGNAZ, Valentino Z. Simonitti architetto e intellettuale di confine, San Pietro al Natisone, Centro studi Nediža, 1999.
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