Nacque a San Daniele del Friuli il 10 ottobre 1529, da Giacomo e Caterina Feltrami, in una famiglia di buona facoltà. Dei suoi fratelli, è bene qui fare un cenno a Gian Francesco, segretario del cardinale Francesco Morosini, vescovo di Brescia, e dal 1591 parroco di San Daniele (morto il 22 novembre 1601); e a Giulio, sposo di Elisabetta Nussi e padre a sua volta di Giacomo, segretario e cameriere segreto di Clemente VIII, abate di Saccolongo, nel padovano, e parroco di San Daniele fino al 1627, anno in cui rinunciò a favore del nipote Gian Francesco (figlio di suo fratello Girolamo iunior) che fu parroco di San Daniele fino al 1643: carriere ecclesiatiche di tutto rispetto e una parrocchia saldamente in mano per cinquantadue anni. Anche G. S. fu “presbyter”: ma, a quanto si sa, con esiti ben diversi. Il Liruti parla di un suo alunnato alla scuola di Giampietro Clara, detto l’Astemio, assieme ad altri distinti sandanielesi, quali Giovanni Camillo, Giorgio Cichino, Giovanni Leonardo e Fausto Carga (cugini del S.), Bernadino e Ludovico Beltrami; tuttavia nell’elenco degli allievi dell’Astemio del 1541, il S. non compare. Quando, nel 1566, la comunità di San Daniele «attenta senectute male disposita et impotentia excellentissimi Abstemi» deliberò di nominare un altro maestro, propose dapprima la cattedra a G. S., e poi a Leonardo Carga, allora precettore a Spilimbergo; ambedue rifiutarono: assunse perciò l’incarico pre Valconio Valconi, che lo mantenne fino al 1574. Nel 1566 il S. era in carico alla comunità di Venzone come maestro, forse già dal 1552; certamente lo era nel 1562 (il 7 maggio di quell’anno, Giovanni Battista Medicis e Alberto Popaite gli richiesero di ricoprire l’incarico di insegnante a Pordenone per quattro anni con un compenso di 50 ducati: rifiutò, anche a fronte del «misero» stipendio prospettato); come “rector”, “praeceptor”, “magister scholarum” compare ininterrottamente a Venzone dal 1569 al 1586; forse era ancora in servizio nel 1592. Dunque, trascorse almeno trent’anni nella cittadina come insegnante. ... leggi (È molto probabilmente dovuta ad una svista la notizia di un suo incarico a San Daniele «quale [maestro] straordinario» nel 1577, oltretutto incompatibile per cronologia con gli incarichi precedenti e successivi di Leonardo Carga Coricio). A Venzone era trattenuto anche da legami affettivi: almeno dal 1577, aveva una compagna, Giovanna di ser Candido pescatore di Somplago, secondo i rigidi e recenti dettami conciliari “concubinaria” e perciò oggetto di un pungente epigramma di Gian Domenico Salomone, «Cum, Sine, te praestans reddat sine compare virtus». Giovanna gli aveva dato diversi figli, che G. S. provvide a sistemare e a dotare: Morosina (o Maurocena) che andò sposa a Giovanni di Leonardo Chiauti di Amaro; Giulio, poi pievano di Fossalta; Caterina (sarebbe morta il 4 agosto 1634 a San Daniele: «Domina Catherina, filia naturalis quondam perillustris domini Hieronimi Sini, aetatis annorum quadraginta»). Provvide a sistemare anche la sua compagna, che si accasò con Stefano Felber da Cividale, dandole una dote e gli alimenti per sé e per la figlia con lei rimasta. Il S. morì il 22 marzo 1602, e fu sepolto nella chiesetta di S. Andrea, a San Daniele; nel 1606 il lapicida Andrea Podaro scolpì la lapide dettata dal nipote Giacomo, riportata da tutti i suoi biografi, e ancor oggi visibile. Scrisse numerose e in buona parte non esplorate composizioni poetiche in latino, in toscano ed in friulano. Le composizioni latine di maggior pregio sono quelle, inedite o parzialmente edite, rivolte ad amici nelle più varie occasioni. Ma non va taciuto il significato culturale di imprese editoriali, estemporanee o programmate, alle quali il S. partecipa, dal Diversorum praestantium poetarum carmina, in obitu Irenes Spilimbergiae (Venezia, 1561) all’Helice, Rime e versi di vari compositori del Friuli […] per Cornelio Frangipane di Castello (Venezia, 1566), da Il sepolcro de la illustre signora Beatrice di Dorimbergo […] (Brescia, 1568) alle Poesie di diversi, volgari e latine, per la morte […] di Alfonso Belgrado (Venezia, 1583); e la sua costante presenza nelle iniziative del tipografo Giovanni Battista Natolini sullo scorcio del secolo: aperte e chiuse dalle raccolte in lode di Nicolò Contarini, per «le due bellissime fontane nuovamente per opera di lui con artificio singolare condotte nella città di Udine» (Udine, 1598) e per aver stornato dalla patria la “pestilenza” (1602); dalle Lacrime di diversi nobilissimi spiriti in morte della […] signora Lucina Savorgnana Marchesi (1599), alla Corona di poemi nella volgare et latina lingua […] in lode […] di Stefano Viaro (1599); dalle Rime di diversi nobilissimi spiriti della Patria del Friuli […] per Giorgio Gradenigo (1600) alle Rime di vari autori nelle nozze […] di Giulio Della Torre e Caterina Marchesi (1601). È stato pubblicato un canzoniere petrarchesco di trentasette componimenti, in maggior parte sonetti, dedicato – come si evince da un acrostico del VI sonetto – ad una Alessandra Belli (Belli, Bellio, Del Bello è cognome sandanielese del tempo; tra i Belli ed i Sini trascorrevano commerci ed affittanze); una seconda indicazione, per quanto di minima importanza, si trova nel sonetto XXXV, dove si parla di un «amenissimo pian, dove mia Diva / posa del Corno in su la destra riva […]». Il canzoniere è un buon esercizio di studio e di applicazione delle formule, degli stilemi, degli artifici retorici del petrarchismo cinquecentesco; non esaurisce le scritture poetiche toscane del S., tra le quali vanno citati almeno un capitolo burlesco sull’uccellagione (edito), ed una (inedita) prosa in cui si descrivono «l’origine, i progressi e il fine della sua malinconia» – tema di grande rilevanza e modernità in quel periodo storico. Infine, in friulano, si conservano a tutt’oggi soltanto tre composizioni del S., che è quanto resta di una produzione più ricca secondo la testimonianza di Patriarca: «Tre codici di poesie friulane appartenenti alle famiglie Narducci e Sostero, nei quali io lessi molte rime di Girolamo divise dai sonetti e dalle canzoni di monsignor Giacomo, non sono più rintracciabili. L’invasione austrotedesca del 1917 distrusse o consegnò in mano grettamente egoista una considerevole quantità del nostro tesoro letterario». Si tratta di tre sonetti (uno dei quali caudato), sul tema ancora dell’uccellagione (il «sunet» accompagnava «alguns uccillutz vijfs», ed era con buona probabilità indirizzato a Nicolò Morlupino); della lode della lingua friulana (tema molto frequentato, con ovvie distinzioni, sfumature, oltranze, dai letterati della Patria, e bastino qui i nomi ancora del Morlupino, di Girolamo Biancone, di Giovan Battista Donato, di Riccardo Luigini); su un argomento gnomico «Si domande di quattri mai, qual sei lu piòr», con moderati risvolti comici. Forse dopo la conclusione della carriera venzonese, il S. scrisse la Cronaca della Terra di San Daniele dai primi tempi all’anno 1515 (dopo il 1591, se la «lampada d’ottone di molta spesa, unica nella patria, e rarissima in Italia» descritta nell’opera ad adornare la chiesa parrocchiale, è da identificare col grande lampadario di bronzo a ventiquattro braccia, commissionato dal cameraro Antonio Turissino appunto nel 1591, e ora appeso sotto la cupola del duomo): una storia diligente, e certamente documentata su cronache antecedenti e su documenti ufficiali (riassunti con brevità ma con precisione), a partire dalla fondazione «romana» fino all’anno 1514 (la riconquista della Chiusa in mano ai soldati di Massimiliano); intessuta di avvenimenti bellici e di trattati di pace, come era comune all’epoca, ma con inserti di storia civile, economica, con la narrazione di disastri (terremoti, rotte del Tagliamento) e di minuti fatterelli che la rendono ancora oggi di piacevole lettura.
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Archivio parrocchiale di Venzone, Liber I et II renatorum (1551-1750), passim; Ibid., Liber III renatorum (1594-1608); BSAU, Biasutti, Schedario alfabetico, ad vocem Sini.
Opere di G. SINI in: Diversorum praestantium poetarum carmina, in obitu Irenes Spilimbergiae, Venezia, Guerra, 1561; Helice, 54-55; Rime e versi di vari compositori del Friuli […] per Cornelio Frangipane di Castello, Venezia, Al segno della Salamandra, 1566; Il sepolcro de la illustre signora Beatrice di Dorimbergo, Brescia, Sabbio, 1568; Poesie di diversi, volgari e latine, per la morte […] di Alfonso Belgrado, Venezia, Rampazzeto, 1583; Lacrime di diversi nobilissimi spiriti in morte della […] signora Lucina Savorgnana Marchesi, Udine, Natolini, 1599; Corona di poemi nella volgare et latina lingua […] in lode […] di Stefano Viaro, Udine, Natolini, 1599; Rime di diversi nobilissimi spiriti della Patria del friuli […] per Giorgio Gradenigo, Udine, Natolini, 1600; Rime di vari autori nelle nozze […] di Giulio Della Torre e Caterina Marchesi, Udine, Natolini, 1601; Clarorum virorum poemata selecta tum latine, tum italice espressa […] Nicolai Contareni, Udine, Natolini, 1602; Cronaca della Terra di San Daniele dai primi tempi all’anno 1515 scritta da Girolamo Sini, a cura di G. DE CONCINA, Udine, Seitz, 1862.
LIRUTI, Notizie delle vite, IV, 65-67; V. JOPPI, Testi inediti friulani dei secoli XIV al XIX, «Archivio glottologico italiano», 4 (1878), 224-225; E. PATRIARCA, Girolamo Sini. ... leggi Il Canzoniere, San Daniele del Friuli, Tabacco, 1930; CASARSA, Scuola poetica; G. FLOREANO, Scuole pubbliche a San Daniele, «Quaderni Guarneriani», 2 (2000), 15-16; R. PELLEGRINI, Versi di Girolamo Biancone, Udine, Forum, 2000, 125-146; P. RIZZOLATTI, Di cheste nestre Arcadie un altri Pan. Tra le righe di un sonetto di Girolamo Sini, in San Denêl, 29-52.
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