Nacque il 26 agosto 1754, terzogenito di Livio e di Antonia di Vetor Rovere. Il padre apparteneva ad una nobile e vecchia famiglia istriana da più secoli residente a Pordenone. Abitavano nel bel palazzo di borgo San Giovanni, che, durante la giovinezza di G. S., era solito ospitare sia il vescovo di Concordia in visita pastorale sia uomini di teatro o compagnie itineranti. Lo S. sposò la nobildonna Anna Paramonti dalla quale ebbe sei figli. Era un appassionato di teatro che a Pordenone nel Settecento vantava un’antica tradizione, con rappresentazioni quotidiane, eccetto il venerdì, di commedie o di tragedie anche di autori illustri del dramma contemporaneo, quali Chiari, Goldoni, Nelli, Metastasio, Voltaire, ed i fratelli Gozzi, che trascorrevano le estati nella vicina Visinale. Nel 1768, oltre alla Doride, o sia La rassegnata di Carlo Gozzi e a La finta ammalata di Carlo Goldoni, si rappresentò nel «teatro sopra la publica logia» una commedia in tre atti di G. S., Il morto per equivoco o sia la vecchia corbellata. Commedia patriottica. La commedia venne poi rielaborata: vi si trova un riferimento al 1781, «in vigore del testamento Simon Stuzzega 1781, 14 marzo», III, sc. X, che costituisce il termine “ante quem” per l’edizione a stampa non datata e priva di indicazioni tipografiche. Il morto per equivoco […] racconta di un’anziana donna, Laura Padella, che, avendo ricevuto notizie della morte del marito, un barcaiolo del Noncello di nome paron Simon Stuzzega, trama per contrarre matrimonio con un ventenne, Serafin Battel. Serafino è tuttavia «obbligà […] in scritto» con Bettina (o Cattina): si tratta dunque di tacitare la madre di Bettina, donna Paula, con 150 ducati; di invogliare Serafino a nozze così scompagnate con la donazione dell’intero patrimonio in suo possesso; di corrompere testimoni per ottenere una falsa fede giurata della morte di paron Simone. ... leggi L’avvocato Orazio, il «maestro di città» Fidenzio, il notaio Ventrebasso si adoperano per mandare a buon fine il disegno, ognuno ricercando il proprio utile. Ma paròn Simone non è morto: è soltanto nascosto in casa di un compare allo scopo di saggiare il comportamento della moglie durante la “vedovanza”; ricompare alla festa di nozze e ripudia la vecchia, che rimane così punita e «corbellata». Commedia della vecchiezza sconsiderata e della gioventù avida, dell’ipocrisia servile e della maldicenza pettegola, essa vive, oltre che per la perizia nella conduzione drammatica e per la finezza della resa psicologica, per lo straordinario impasto linguistico, che mescola l’italiano forbitissimo del “barigello” al veneziano del maestro di scuola, al veneto più o meno contaminato da inflessioni furlane al naonense, la variante friulana allora parlata in città. È interessante la lingua dell’avvocato Orazio, che mescola il suo veneto con citazioni dotte ed espressioni toscane. La commedia di G. S. è uno dei pochi documenti superstiti della parlata settecentesca di Pordenone alle prese con la pressante espansione del veneziano. La passione teatrale di G. S. non si esaurì con Il morto per equivoco: resta ancora memoria di «una solenissima mascherata […] tutta d’invenzione del nobil signor Giuseppe Speladi nostro concittadino» organizzata nel 1783, in cui si rappresentava una fiera, zeppa di tutti i personaggi che di solito si trovavano alle fiere, ma qui messi in caricatura, e che attirò «a giudizio di tutti […] tre milla persone, più tosto più che meno». Non è nota la data della sua morte.
ChiudiBibliografia
ADP, Fondo Parrocchia di San Marco, Registri dei battesimi, VII (Battezzati dall’anno 1716 all’anno 1753) e VIII (Battezzati dall’anno 1753 all’anno 1785).
G. SPELLADI, Il morto per equivoco o sia la vecchia corbellata: commedia del ’700 in vernacolo pordenonese, a cura di M. LUCCHETTA, Udine, SFF, 1972. G. PUSTERLA, I nobili di Capodistria e dell’Istria con cenni biografici, Capodistria, Tip. Priora, 1887; G.B. POMO, Commentari urbani, a cura di P. GOI, Fiume Veneto, GEAP, 1990, 167, 544, 624-625.
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