Figlio di Vincenzo da Pinguente (Buzet) in Istria, G. S. fu organista, organaro e maestro di scuola. Il primo maggio 1550 «Giovanni Spica del Friullo» venne chiamato a suonare l’organo per un anno nella chiesa di S. Martino a Bologna, ma lasciò l’incarico già alla fine di agosto dicendo «ch’era necessitato andar a stare a Vineggia»; dalla città lagunare, nel maggio 1553, passò con la famiglia a Ceneda, essendovi stato nominato organista nella cattedrale. Nell’aprile del 1557 venne chiamato a riparare l’organo della pieve del duomo di Gemona. Dovette trovare l’ambiente di suo gradimento se vi si era già trasferito prima dell’ottobre dell’anno seguente quando collaudò il rifacimento di questo stesso strumento effettuato da M. Datis; sempre a Gemona, nel 1559, fu nominato «publicus praeceptor» e organista coll’obbligo di tener «organum aptatum expensis camere». Espletò questi incarichi per lunghi anni, sia pur con qualche interruzione (come nel 1574 quando figurava organista pre Gaspare Lucatello), servendosi della collaborazione del figlio Aurelio, fino all’aprile del 1594, quando decise di passare a Monfalcone lasciando il posto al figlio. I documenti testimoniano anche alcune sue perizie organarie e interventi di manutenzione: nell’ottobre del 1569 esaminò ed approvò il rifacimento dell’organo del duomo da parte di L. Arnoldo; nel giugno 1571 venne ricompensato per aver portato a perfezione «quam optime» il lavoro dell’Arnoldo stesso; altri suoi interventi sull’organo, volti a sanare i guasti del tempo, sono registrati il 12 gennaio 1589 ed ancora il 29 giugno 1591; dal 1594, infine, pur non risedendo più in Gemona, ebbe l’incarico dal consiglio comunale di presentarsi a revisionare l’organo due o tre volte l’anno in cambio di 12 ducati, segno questo della competenza e della stima acquisita. ... leggi Esercitò a lungo anche l’attività di precettore se nel 1590 risultava ancora insegnare a molti giovani che accorrevano alla sua scuola nonostante un carattere non facile e le note intemperanze (secondo un testimone dell’epoca «beveva da schiavo»), coadiuvato dalla moglie Marzia che insegnava alle ragazze. Non risulta abbia composto musiche, mentre il Liruti ricorda alcune sue composizioni poetiche (un carme sulla vittoria di Lepanto del 1571, un poemetto In creatione Sisti V Pont. Max. edito a Padova da L. Pasquati nel 1587, un distico nella raccolta curata da Giovanni Strassoldo Poemi […] in lode […] de lo Escuriale edita a Udine da G. B. Natolini nel 1592, alcune poesie in morte del conte Sacripante Altan) ed altre si trovano ne Il sepolcro de la ill. sign. Beatrice di Dorimbergo da gentiliss. et eccellentissimi ingegni ne la toscana, et ne la latina lingua eretto, et celebrato, Brescia, Vincenzo di Sabbio, 1568; resta anche la testimonianza di sue importanti amicizie letterarie come quella con il conte Girolamo Savorgnan vescovo di Sebenico. Negli anni Settanta aveva avuto disavventure inquisitoriali: denunciato al Sant’Ufficio perché in possesso della Confessio Augustana fu sottoposto a processo (20 settembre 1576 – 17 febbraio 1577) per sospetto di eresia, ma probabilmente non fu condannato e, per quanto si sa, non ci furono per lui conseguenze professionali. La morte lo raggiunse prima del 26 ottobre 1596 come si può evincere dai verbali del consiglio comunale di Gemona.
ChiudiBibliografia
ACAU, Acta S. Officii ab anno 1551 usque ad annum 1562, b. 4, nº 72.
LIRUTI, Notizie delle vite, IV, 506; BALDISSERA, Degli uomini, 24; BALDISSERA, Organo, 11; VALE, Organo, 24, 38, 39, 41, 42, 43, 96; O. MISCHIATI, L’organo della Basilica di S. Martino in Bologna, «L’organo», 1 (1960), 213-256: 250; L. DE BIASIO, L’eresia protestante in Friuli nella seconda metà del secolo XVI, «MSF», 52 (1972), 71-154: 89; E. CASAGRANDE - M. FONTEBASSO SARTORIO - A. CICILIOT, La musica nel cenedese. Ricerche storiche e note musicologiche dal 1300 al 1900, Vittorio Veneto, Lyons Club, 1978, 40; CATTIN E C., La musica e le istituzioni, 480; G. PRESSACCO, Canti, discanti… e incanti, intorno alle disavventure inquisitoriali di un organista friulano del ’500, in Spilimbèrc, 251; GRATTONI, Gemona, 89, 106, 107, 108; A. DEL COL, L’inquisizione nel patriarcato e diocesi di Aquileia, Trieste, Edizioni Università di Trieste, 1998 (Inquisizione e società, Fonti 1), CCVII, 87; Organi e tradizioni organarie nel Friuli Venezia Giulia. L’Arcidiocesi di Gorizia, a cura di L. NASSIMBENI, Udine, Pizzicato, 2004, 269.
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