Rilevante personaggio del Trecento friulano, in realtà sono assai poche le notizie biografiche sul S. giunte fino a noi. Diverse fonti di carattere genealogico fanno risalire le origini della famiglia ad un certo Leonardo, detto Gingi Wraisinger, che visse nel corso del Duecento e del quale viene messa in risalto l’origine tedesca. Il trasferimento dei Susanna nella Patria ed infine nella città di Udine (con casa nel borgo Aquileia) si sarebbe poi realizzato verso il 1290 e nel 1320 essi risultano già annoverati tra i cittadini udinesi. Figlio di Andrea Susanna, che ad Udine esercitò la professione di notaio, il S. nacque e si formò culturalmente in quella stessa città. Riuscì così a conseguire quelle conoscenze che gli consentirono di entrare ben presto nell’ambito della corte patriarcale come notaio e che gli permisero in un secondo tempo di diventare segretario personale del patriarca Ludovico della Torre (1359-1365). Come è risaputo, il S. è però noto soprattutto per essere stato uno dei più celebri cancellieri patriarcali. Infatti, verso il 1360 Ludovico della Torre gli conferì altresì la dignità di cancelliere generale e come tale il S. divenne in sostanza il custode dell’archivio patriarcale d’Aquileia. Il successore del della Torre, Marquardo di Randeck (1365-1381), gli rinnovò la fiducia confermandolo nei suoi incarichi e si mise immediatamente all’opera per ripristinare l’autorità patriarcale su castelli, feudi e beni che nel corso dei decenni erano stati sottratti al dominio del patriarca. Per legittimare il suo operato Marquardo di Randeck commissionò al S. la raccolta degli atti che riguardavano i diritti ed i privilegi della Chiesa aquileiese e per questa ragione si rese indispensabile provvedere all’immediato riordino della documentazione patriarcale. ... leggi Non è certo in quale anno tale lavoro venne intrapreso, ma è sicuro che esso venne eseguito in maniera scrupolosa dal cancelliere S. e che venne condotto a termine nel mese di ottobre dell’anno 1376. Quale testimonianza tangibile di questa imponente impresa di riordino e di raccolta dei privilegi e diritti della Chiesa aquileiese ci rimane l’indice dei documenti, chiamato Thesauri claritas. Nel rinnovare la volontà di riordino dell’amministrazione, dei beni e dei feudi patriarcali, il patriarca Antonio Caetani (1395-1402) incaricò in un secondo tempo il figlio del S., Giovanni, di portare a termine il lavoro del padre e l’opera così compiuta è nota come Thesaurus Ecclesiae Aquileiensis – pubblicata nel 1847 a cura di Giuseppe Bianchi presso la tipografia udinese Trombetti-Murero in occasione dell’ingresso nella città dell’arcivescovo Zaccaria Bricito. Prodotto di una volontà di riordino e di certificazione delle prerogative feudali e giurisdizionali e dei diritti di godimento delle terre, in realtà l’opera che noi oggi conosciamo con questo titolo è un raggruppamento di componimenti di più autori e scritti in tempi diversi. La prima parte è costituita dal Thesaurus propriamente detto e comprende documenti che si spingono fino all’epoca di Marquardo, ma che non vanno oltre l’anno 1376; una seconda parte è rappresentata dal Liber feudorum comprendente documenti che si riferiscono all’arco cronologico 1212-1335 e 1281-1339; una terza parte riguarda documenti che coprono il periodo 1240-1298 e 1060-1295; una quarta parte è inerente ai feudi di abitanza del castello di Udine (opera attribuita a Gubertino da Novate); una quinta parte è rappresentata dalle aggiunte fatte da Giovanni Susanna (1366-1374); ed, infine, una sesta parte contiene documenti coprenti l’arco cronologico 1366-1378, che sarebbe stata curata dal figlio di Giovanni, Odorico. A quanto è dato a sapere, la documentazione riordinata da S. venne riposta in una grande cassa di ferro, suddivisa in molteplici scomparti, che agli inizi del Cinquecento si trovava collocata all’interno della sacrestia del duomo di Udine. Alla caduta del dominio temporale dei patriarchi e con l’avvio della dominazione veneziana sul Friuli, tale documentazione, di cui vennero fatte copie, venne conservata presso il luogotenente e costituì il fondamento sulla base del quale Venezia consentì, pur nel rispetto della sua superiore sovranità, il godimento di diritti e privilegi giurisdizionali ai “domini locorum”. Le carte originali pare vennero successivamente trasferite a Venezia, nel palazzo ducale dove andarono presumibilmente distrutte in un incendio. Abbiamo notizia certa che il codice del Thesaurus venne comunque portato a Venezia dal “consultore in iure” Erasmo Graziani nella seconda metà del XVI secolo e lì fatto copiare (copie in Archivio di stato di Venezia, Consultori in iure, filza 347 bis e Provveditori sopra feudi, 1099). La documentazione così acquisita dal governo marciano avrebbe costituito la base su cui far poggiare le rivendicazioni e le richieste rinnovative di investiture avanzate dai feudatari friulani e avrebbe rappresentato il riferimento delle discussioni che, a partire da questi anni e ancor più nel Seicento, avrebbero contestato l’ampiezza e la pertinenza delle prerogative signorili. Si può quindi comprendere come quest’opera sia oggi di notevole valore per la ricostruzione della feudalità a partire dall’epoca patriarcale e sia stata definita il «vademecum del feudalesimo friulano» (cfr. C. G. Mor, 7). Per la compilazione della citata opera e per i suoi molti altri servigi il S. ottenne, con privilegio del patriarca Marquardo, onori e beni in godimento. Dal 1369, inoltre, era stato insignito, con diploma dell’imperatore Carlo IV, fratello del defunto patriarca Nicolò di Lussemburgo (1350-1358), della dignità di conte palatino. Quando nel 1381 venne designato il nuovo patriarca aquileiese nella persona di Filippo d’Alençon (1381-1387), si aprì immediatamente una contesa tra coloro che avrebbero voluto adeguarsi alla volontà pontificia ed accettare il nuovo patriarca e coloro che invece, come la città di Udine, preferirono contrastare apertamente il successore di Marquardo. Gli Udinesi, in particolare, avrebbero desiderato che la sede patriarcale venisse assegnata a Lodovico di Helfingstain e temendo che il cardinale d’Alençon non volesse governare personalmente la terra d’Aquileia, ricorsero addirittura alle armi. Durante tale controversia il S. dimostrò la sua fedeltà al patriarca d’Alençon e per questo motivo il comune di Udine lo considerò ribelle e decise di decretare la confisca di tutti i suoi beni. Solamente nel giugno del 1393 gli Udinesi determineranno di versare un’indennizzo ai figli del S. Per il nuovo patriarca Filippo d’Alençon il cancelliere redasse tra il 1381 ed il 1382 l’Introitus Aquileiensis Ecclesiae. Erroneamente la maggior parte delle edizioni di questo testo reca la data del 1386, ma Pier Silverio Leicht – nel primo volume del Parlamento (parte I) dove il testo viene pubblicato tenendo conto delle principali varianti delle edizioni precedenti e di una copia manoscritta – ebbe modo di dimostrare che l’anno di composizione doveva essere anticipato al 1381-1382 in base alle notizie concernenti la posizione di Trieste nei confronti del patriarcato. Questo memoriale ci può essere alquanto utile per la comprensione dell’ordinamento interno del Friuli, riportando in maniera particolareggiata i capitaniati e le gastaldie con i corrispondenti redditi patriarcali. Nel 1386 il S. redasse altri due memoriali: il Lucifer Aquileiensis – pubblicato, insieme all’Introitus Aquileiensis Ecclesiae, dal Muratori nel tomo XVI dei Rerum italicarum scriptores e da Arnold Luschin von Ebengreuth nell’«Archeografo triestino» – ed il Liber Rationum, chiamato anche Clarum me fac. Anche in questo caso si trattava di compendi concernenti le più significative ragioni e prerogative che spettavano alla Chiesa aquileiese, sia per quanto riguarda il potere spirituale che temporale. Se le conoscenze in merito alla vita del S. sono alquanto limitate, anche per quanto concerne la sua morte vi è incertezza nella datazione. Per quanto alcuni autori indichino la data del 1395 quale anno del decesso, è più attendibile anticiparla al 1390, sia seguendo quanto suggerisce il Bianchi nell’introduzione alla pubblicazione del Thesaurus sia facendo riferimento ai documenti riportati da Leicht nel Parlamento (I/II), dai quali desumiamo che il figlio Giovanni a partire dal 1391 si firma «Iohanne notario q. Odoricii notarii olim Andree de Utino» (n° CCCLXVI, 362).
ChiudiBibliografia
BCU, Joppi, ms 716; BCU, ms Del Torso 162, Genealogia famiglia Susanna.
DE RUBEIS, MEA, 947-948; LIRUTI, Notizie delle vite, I, 297-300; BIANCHI, TEA; A. LUSCHIN VON EBENGREUTH, I memoriali “nobilis patriae forojulii” dell’anno 1386 (Lucifer Aquilejensis), «Archeografo triestino», n.s., 16 (1890), LXI-LXXXVI; RIS, 16 (1723-1751) (Bologna, Forni, 1980), XVI, 71-78; C.G. MOR, Il feudo in Friuli: tematica di una ricerca, in T. MIOTTI, Castelli del Friuli, 2, Gastaldie e giurisdizioni del Friuli centrale, Udine, Del Bianco, s.d., 7; G.B. CORGNALI, Intorno al “Thesauri claritas”. Appunti, «MSF», 35 (1939), 11-35; P. SOMEDA DE MARCO, Notariato, 44-46; BIASUTTI, Cancellieri, 15-16, 43, 46; LEICHT, Parlamento, I/I, CLXXXX-CLXXXXII.
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