Nacque a Clavais di Ovaro, in Carnia, il 22 febbraio 1861 da Fedele Daniele e Anna Gortani, «entrambi cattolici e possidenti», genitori di otto tra figlie e figli. Ricevette l’istruzione di base dal maestro Lenna di Socchieve, che per primo lo interessò a storie popolari narrategli in dialetto «accanto al fuoco». Gli altri fratelli compirono studi più elevati e lasciarono il paese natìo, mentre Giovanni vi rimase sempre con la sorella Giuditta. Taciturno, timidissimo, pauroso (nel 1917 bruciò tutte le stampe della Storia d’Italia tranne due – un Ritratto di Pio IX e una litografia di Vittorio Emanuele II – e consegnò gli schioppi da caccia, temendo la reazione degli austriaci), fu peraltro acuto osservatore della vita del paese. Era un accanito uccellatore e si dilettava a suonare l’organetto, vivendo dei redditi modesti dei pochi beni ereditati con la sorella, di un appannaggio che gli spettava quale segretario della latteria e di un basso stipendio comunale come maestro di scuola, senza alcun titolo se non quello della propria notevole cultura. Da autodidatta insegnò a Clavais dal 1904 al primo dopoguerra, quando la Società umanitaria mandò in paese «delle signorine piemontesi» che lo sostituirono. Su invito dello zio materno Luigi Gortani, ingegnere civile e architetto, collaboratore della rivista «Pagine friulane», con il quale fu in contatto epistolare dal marzo 1893 al febbraio 1900, T. redasse una serie di fascicoletti contenenti oltre cento racconti popolari, preghiere, villotte, canti narrativi, proverbi, indovinelli, che, purtroppo riveduti e «nobilitati» dal Gortani, secondo l’uso dei «relatori culti» di allora, e corretti nella grafia da Dino Virgili, hanno perduto parte dell’originaria genuinità e della preziosità linguistica della parlata della Val di Gorto. ... leggi Tale intromissione sui testi appare evidente nello studio di Andreina Nicoloso Ciceri, che fa precise annotazioni correttive. Nella seconda edizione del 1998 la Ciceri integra gli scritti con materiali originali di T. recuperati in casa Gortani dopo la morte del famoso geologo Michele, figlio di Luigi; questi aveva infatti riallacciato i rapporti con il cugino. I nuovi materiali sono interessanti perché la studiosa friulana aveva «semplicemente trascritto i testi come [ha] potuto leggerli sul briogliaccio […] per mostrare il primissimo grado della raccolta» permettendoci di ritrovare le varianti dialettali in uso nel Canal di Gorto, in particolare a Clavais, prima della massiccia penetrazione della lingua nazionale, e consentendo di conservare un notevole patrimonio culturale popolare e linguistico. Tormentato da un’ernia, T. morì nella casa di famiglia, in Fedêl, il 20 febbraio 1936 e fu sepolto nel cimitero della Ss. Trinità di Ovaro.
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