Nacque il 25 febbraio 1866 a Udine. La famiglia, originaria di Palmanova, si dedicava con successo all’attività commerciale, fino a occupare un posto di rilievo nella borghesia udinese. A soli ventuno anni il giovane T. ottenne a pieni voti la laurea in scienze naturali presso l’Università di Torino. Poco dopo seguì come assistente universitario il professor Alessandro Portis, suo maestro di geologia, all’Ateneo romano. Qui T. si trattenne sette anni. Fu un periodo intenso di lavoro e di ricerche. Iniziò la sua attività scientifica nel campo della paleontologia dei foraminiferi, disciplina alla quale dedicò alcune monografie di indirizzo paleontologico-stratigrafico sulle nummuliti del Piemonte e della Liguria, della Maiella, del Gargano e delle isole Tremiti. Si occupò quindi della glaciologia, studiando per primo l’anfiteatro morenico di Vittorio Veneto; affrontò più tardi temi in parte già visitati dal suo maestro, come quello della geologia romana, eseguendo una carta geologica dei dintorni di Roma, la prima rilevata a grande scala, che gli valse il premio di una medaglia d’oro da parte del municipio della città. Nello stesso periodo T. collaborò al «Bollettino della Società geologica italiana», alla rivista «In Alto» della Società alpina friulana (SAF) e alla «Rivista italiana di scienze naturali». Insieme con Mario Cermenati, anch’egli impegnato nell’Ateneo romano, avviò la pubblicazione della «Rassegna delle scienze geologiche in Italia», che i due giovani geologi fondarono «nell’intento di riferire criticamente intorno agli studi geologici riguardanti il nostro paese e di darvi nuovo impulso e razionale orientamento» (Gortani). Per l’attività editoriale, T. e Cermenati ottennero un riconoscimento in occasione del I congresso geografico italiano tenutosi a Genova nel 1892, ma la pubblicazione della «Rassegna» s’interruppe definitivamente dopo nemmeno tre anni dall’esordio. ... leggi La rivista «In Alto» accolse nel 1891 il primo articolo di T. dedicato alla geologia del Friuli (Da Tarcento a Resia. Note geologiche), mentre la Descrizione geologica della Tavoletta «Majano» nel Friuli fu pubblicata nell’organo della SAF un anno dopo, nel 1892: «il lavoro è un modello di indagine corografica, inquadrata in una visione d’insieme che prova una conoscenza già sicura dei problemi regionali» (Gortani). Quasi ultimato il rilevamento geologico dell’anfiteatro morenico del Tagliamento, T. non completò il lavoro, ma lasciò il compito a un giovane che cominciava allora la sua attività scientifica, per diventare da lì a qualche decennio il principale esponente della geografia italiana, Olinto Marinelli. T. aveva tutte le carte in regola per salire finalmente alla cattedra universitaria, ma la decisione di rientrare in Friuli nel 1894, per assumere quale vincitore di concorso la cattedra di scienze naturali all’Istituto tecnico A. Zanon di Udine, troncò la già avviata carriera accademica. Rivolse allora l’attenzione all’analisi di problemi d’ordine pratico, soprattutto ai terremoti in Friuli e alla necessità di disporre di un’organizzazione sistematica regionale di osservatori, alle acque sotterranee della provincia e alla loro utilizzazione. Nel 1897, insieme con altri geografi friulani che svolgevano la propria attività attorno a Giovanni Marinelli nell’ambito della Società alpina friulana, T. partecipò alla fondazione del Circolo speleologico e idrografico friulano, del quale divenne primo presidente. Nel frattempo collaborò con la Stazione chimico-agraria sperimentale di Udine, per la quale realizzò le prime ricerche geo-agronomiche in Friuli, completando la Descrizione geologica della tavoletta topografica di Udine. Compito della sua attività di docente di scienze naturali fu anche la raccolta di rocce e di fossili, di piante e di animali viventi «quasi emulando l’opera del grande Giulio Andrea Pirona, di cui si sente continuatore» (Gortani). Al naturalista friulano T. dedicò infatti la monografia Della vita e delle opere di Giulio Andrea Pirona, pubblicata dall’Accademia di scienze, lettere e arti di Udine nel 1897. Le accurate raccolte condotte da T. fecero del Gabinetto di storia naturale dell’Istituto tecnico udinese la maggiore e più ricca collezione naturalistica di tutta la provincia. Egli poté così raggiungere il suo obiettivo: quello di trasformare il Gabinetto in Museo provinciale friulano di storia naturale, prima che, nel 1916, un incendio devastasse la struttura. Come riconoscimento ai suoi meriti di studioso ebbe il titolo di accademico del R. Istituto veneto di scienze, lettere ed arti. Nei primi anni del Novecento, la vita di T. all’improvviso prese un nuovo indirizzo. Dolorose vicende familiari interruppero infatti la sua fase di studioso delle scienze naturali: «Una così bella, nobile, complessa ed intensa attività di naturalista si arresta ad un tratto col 1904. Uno schianto» (Gortani). Grazie alle sue possibilità economiche, raggiunse la colonia Eritrea, dove raccolse una cospicua messe di reperti botanici e zoologici, oggetto di un ponderoso studio sulla avifauna locale curato dalla Società di studi geografici e coloniali di Firenze. Verso la fine del 1908, T. si trasferì a Bologna, dove avviò una libreria antiquaria intitolata a Pietro Zorutti. La permanenza nella città emiliana si protrasse per vent’anni e coincise con un periodo completamente dedito allo studio della filologia, della linguistica e del folclore ladino e friulano, nonché alla divulgazione dell’esperanto. A questa lingua egli dedicò molti sforzi e fatiche, istituendo la prima cattedra italiana, presso la quale insegnò, instaurando relazioni con noti esperantisti europei, partecipando nel 1909, assieme a Lazarus Zamenhof, l’inventore dell’idioma, al congresso internazionale di esperanto di Barcellona. La rivista «Esperanta abelo», stampata presso l’Ufficio esperantista di Bologna – che coincideva con la prima residenza di T. –, accolse i primi due lavori dedicati al friulano, Leksikona domparo inter lingvoj Friula kaj Provenca [Confronto lessicale tra le lingue Friulano e Provenzale] e Leksikona komparo inter lingvoj Esperanta kaj Friula [Confronto lessicale tra le lingue Esperanto e Friulano]. Le due riviste «Esperanta abelo» e «L’esperanto» furono frutto della collaborazione tra T., l’allora giovanissimo Bruno Migliorini e padre Giacomo Bianchini, che nel 1916 pubblicarono insieme anche un “lunari”. All’esperanto e ai temi riguardanti il Friuli e il friulano, T. dedicò inoltre le prime due riviste da lui redatte, scritte entrambe nella grafia fonetica dell’esperanto dal 1919 al 1923, «Il Tesaur de lenghe furlane», il cui scopo fu quello di raccogliere tutto il materiale bibliografico attinente al friulano (molto ponderosa, per esempio, fu la parte dedicate a villotte, poesie e racconti popolari), e «La patrje ladine», con finalità autonomistiche panladine. Presupposti centrali delle due pubblicazioni furono l’esistenza di una patria ladina, una nazione messa al centro dell’Europa e della quale avrebbero dovuto far parte Friuli, Carnia, Dolomiti dell’Adige e cantone Grigioni; l’individuazione della lingua ladina come fondamento di quest’entità nazionale; l’aspirazione alla nascita di un soggetto autonomo di diritto internazionale che potesse avere un ruolo geopolitico di contenimento e separazione dei nazionalismi italiano, germanico e slavo, avviati velocemente verso un nuovo conflitto (Toffoli). L’idea di T. sull’autonomia culturale e politica della “patria ladina”, che avrebbe dovuto avere il friulano come guida, generò la presa di posizione contraria della Società filologica friulana (alla cui fondazione T. aveva preso parte), che si premurò di dichiarare la propria italianità (Cescutti). Con l’approvazione della Commissione ministeriale per l’istruzione, T. si occupò della cura di tre agili libretti «per gli esercizi di traduzione dal dialetto al friulano» per le scuole elementari del Friuli e della Carnia (Dal Peralba ad Aquileia e dal Livenza all’Isonzo), pubblicati a Milano nel 1924. Dal 1929 al 1933, T. pubblicò l’«Archivi de letterature furlane antighe e moderne», mentre al 1935 risale la Gramàtiche, vocabulari ed eserciçis di lenghe internaçional esperanto pai ladìns furlàns. Non meno importante fu il voluminoso Prospettive nelle industrie turistiche del più grande Friuli, pubblicato a Bologna nel 1927, zibaldone – come egli stesso definì il suo lavoro – ricco di notizie sulle possibilità turistiche friulane. Anticipatore dei tempi (auspicò, per esempio, la creazione a Udine di una università per i ladini), convinto della necessità di una emancipazione politica del Friuli, può essere considerato uno dei primi autonomisti. Rientrato in Friuli nel 1927, T. morì a Udine il primo ottobre 1938.
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Il fondo Tellini è depositato presso la Biblioteca civica V. Joppi di Udine.
L. PIL[OSIO], Il prof. Achille Tellini, «Ce fastu?», 14/5 (1938), 305-307; M. GORTANI, Il naturalista friulano Achille Tellini (1866-1938), «In Alto», s. II, 43/1 (1939), 4-10; B. CH[IURLO], Achille Tellini, «MSF», 35-36 (1939-1940), 304-305; R. STEFANUTTI, Documenti inediti e biografie per una «Storia della speleologia» (Friuli Venezia Giulia). Achille Tellini (1866-1938), «Mondo Sotterraneo», n.s., 11/1-2 (1987), 45-58; ID., Achille Tellini (1866-1938) geologo - naturalista - folclorista, «La Panarie», 21/82 (1989), 35-47; M.C. CESCUTTI, Una scheda su Achille Tellini linguista, «M&R», 21/2 (2002), 73-83; G. FRAU, Pe memorie di Achille Tellini (1866-1938), «Ce fastu?», 83/1 (2007), 133-139; D. TOFFOLI, La patrie ladine. Cualchi note su la figure di Achille Tellini, ibid., 141-148.
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