Nacque a Porcia (Pordenone) il 27 maggio 1819 da Pietro e Laura Pupin. Frequentati i corsi di teologia presso il Seminario di Portogruaro, fu ordinato sacerdote nel 1841. Personalità inquieta ed eclettica, T. fu maestro comunale presso le scuole elementari di Porcia. Buon conoscitore della lingua francese, si dilettò di musica – suonò assai bene il pianoforte – e di poesia. Disegnò giardini, dipinse, presiedette i restauri della chiesa parrocchiale del suo paese, restaurò vari dipinti per le chiese della diocesi, fu inoltre partecipe dei moti patriottici del 1848 e portatore di una visione senz’altro “moderna” dei rapporti tra politica ed alto clero. Con il vescovo di Concordia, Andrea Casasola, dal 1862, tramite l’allora parroco di Porcia, disquisì a lungo sulla legittimità del potere temporale della Chiesa, anche se tali convinzioni in seguito fu costretto ad abiurare. Morì a Porcia il 28 settembre 1884. «Distinto pittore di figura, eseguì vari lavori ad olio, e dipinti ecclesiastici, nonché vari affreschi di buon effetto», questo il giudizio critico di Mosè Saccomani, che nel 1878 delineava l’operato artistico di T. Nel 1847, presso l’Accademia di belle arti di Venezia, l’abate purliliese frequentò il corso di elementi di figura, tenuto da Michelangelo Grigoletti; lezioni che l’anno seguente s’interruppero a seguito dell’insurrezione patriottica della città, della quale anche T. fu partecipe. ... leggi Tornato a Porcia, venne rinchiuso per due mesi nelle carceri di Pordenone, allorché, scarcerato, gli furono vietati la predicazione e l’insegnamento. Tra il 1851 ed il 1868 partecipò a varie mostre udinesi. I suoi primi lavori furono solitamente copie dal Grigoletti (Ritratto d’uomo, Ritratto di trasteverino, Madonna di Esztergom). Nell’ambito sacro, fu artefice di pale d’altare per lo più modeste (Marzinis, Ronche di Fontanafredda, Pravisdomini, Lugugnana, Zuiano), ad eccezione della gradevole Madonna col Bambino eseguita nel 1867 per l’asilo infantile di Pordenone (ora nel Museo civico d’arte). Migliori risultati ottenne nell’ambito del ritratto con alcune prove dalla buona resa psicologica, quali il Ritratto di don Pietro Della Toffola (1860), conservato nel Museo diocesano d’arte sacra di Pordenone, ed il Ritratto di Giovanni Gabelli (1880). T. fu anche autore di qualche prova paesaggistica di mero interesse iconografico, quale il Cotonificio di Pordenone (1852) di proprietà dell’amministrazione provinciale di Pordenone, ma anche di inaspettate “modernità” come l’Autocaricatura, che presenta la figura dell’artefice al cavalletto dipinta su di un piatto in ceramica.
ChiudiBibliografia
A. FORNIZ, Un abate patriota e pittore: Giovanni Toffoli, «Il Noncello», 25 (1965), 131-156; ID., Addenda al pittore Giovanni Toffoli, «Itinerari», 20 (1973), 43-45; A. BENEDETTI - D. ANTONINI, Due ritratti inediti ed alcuni disegni del pittore Toffoli, «Il Noncello», 42 (1976), 73-81; C. DIEMOZ - S. ALOISI, Giovanni Toffoli. Un abate artista nel Risorgimento friulano, Porcia, s.n., 2008.
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