Nacque a Udine nel 1883. Laureato in ingegneria civile a Padova, alternò la progettazione architettonica a quella tecnica di impianti idraulici e di bonifica. Al periodo in cui, dal 1919 al 1923, fu ingegnere capo reggente al comune di Udine risale la sua opera più nota, il palazzo delle Poste e telefoni del capoluogo friulano. Diversi erano stati gli studi preliminari che si erano succeduti negli anni precedenti la guerra, quando infine, nel 1921, fu accettato il progetto di T. che riproponeva i modi dell’eclettismo. La linea del palazzo richiama il rinascimento toscano: arcate aperte al pianoterra sulle superfici in bugnato, tetto molto sporgente, doppio ordine di finestre, di cui quelle superiori spartite da colonnine ioniche, la decorazione architettonica sovrapposta alle esigenze funzionali (un esempio: la trifora sul lato d’angolo inserita in una nicchia), funzionalità per contro degli interni. I fregi pittorici sottogronda di Enrico Miani sottolineano il ritorno al passato umbertino; le figure allegoriche nell’atrio, d’impostazione tardo floreale, sono di Antonio Morocutti; le sculture, di Francesco Grossi, artista romano che per diversi anni lavorò in Friuli. Ciò che contraddistingue l’opera architettonica di T. è il ricorso al pittoricismo, tratto da stili diversi. Nella casa Pasquotti-Fabris, all’angolo tra le vie Cavour e Canciani a Udine, la linea ha un’eleganza lombardesca, particolarmente squisita nel sottoportico ad archi a tutto sesto. Nel progetto per il villino Brunner il tema è gotico: pareti esterne in mattoni a vista, logge sovrapposte, torrette con trifore, profusione di bifore, una sorta di pergamo angolare. ... leggi Analoghi concetti costruttivi si ritrovano nel progetto del villino Mussinano, a Pordenone. A T. si devono anche i primi studi per la sistemazione di piazza XX Settembre e dell’angolo tra le vie Cavour e Belloni. I due progetti per piazza XX Settembre avevano slancio e cadenza veneti: prevedevano una vasta loggia per il mercato coperto e una galleria. La massa architettonica – che nel progetto poi eseguito da Provino Valle è stata sentita in tutta la sua greve pesantezza – nel progetto di T. risultava alleggerita da una tensione lineare. Il linguaggio si semplifica, con risultati molto positivi, nella villa Pantarotto in piazza Cadorna, a Udine, poi demolita, che offriva partiture chiare e un armonioso porticato d’ingresso. Fastosi gli interni, introdotti da una spettacolare scalinata. A una ufficialità rude, severa, ma non retorica, si richiamava la Casa del combattente sempre a Udine, in piazzale XXVI Luglio, pure distrutta, mentre le scuole elementari di Sant’Osvaldo, Baldasseria, San Gottardo, tutte frazioni del capoluogo friulano, si impostano secondo un contenuto eclettismo burocratico. L’architetto morì a Udine nel 1929.
* Nel formato cartaceo del Nuovo Liruti, è indicato erroneamente come Giuseppe.
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