Nacque a Cividale del Friuli il 1° maggio 1657 da Mario e Camilla Formentini e conseguì la laurea in utroque iure all’Ateneo di Padova nel 1677. Nella città veneta si accostò anche ad altre importanti discipline che l’appassionarono per tutta la vita, come l’astronomia, la matematica, l’anatomia e soprattutto, l’archeologia e l’antiquaria grazie alla frequentazione del professore di umanità greca e latina Ottavio Ferrari. Il legame con l’ambiente colto padovano non venne mai interrotto e nel 1695 il d. T. fu anche aggregato all’Accademia locale dei Ricovrati. Tornato a Cividale al termine degli studi, strinse amicizia con l’udinese Nicolò Madrisio, con il quale condivise per lungo tempo le sue osservazioni scientifiche e nel 1680, dopo aver preso i voti, subentrò allo zio Lorenzo nel collegio dei canonici. Durante il canonicato a Cividale iniziò ad applicarsi allo studio della storia romana e all’ancora poco coltivata storia medievale. Le sue indagini si concentrarono sia negli archivi e nelle biblioteche, sia nel territorio, alla ricerca di documenti e manoscritti medievali e di iscrizioni e di monete romane. Nel 1687 si trasferì a Roma, dove, grazie al cardinale Leandro di Colloredo, suo conterraneo, fu accolto nei circoli accademici della città, avendo così modo di approfondire le sue conoscenze e di far apprezzare le proprie qualità di studioso: fu scelto, infatti, come segretario dal cardinale Giuseppe Renato Imperiali, per il quale svolse numerosi incarichi, e fu chiamato a far parte della commissione istituita per la revisione del calendario ecclesiastico. A Roma nel 1700 pubblicò la sua prima opera di argomento antiquario, i Monumenta veteris Antii. L’opera conteneva anche due dissertazioni, De Beleno et aliis quibusdam Aquileiensium diis e De colonia Foroiuliensi, elaborate sulla base degli studi condotti precedentemente in terra friulana. ... leggi Nominato vescovo di Adria, nel giugno del 1702 si insediò a Rovigo dove morì il 25 febbraio 1717. Furono molti gli studiosi che ne piansero la scomparsa: ricordiamo tra gli altri Iacopo Facciolati, Girolamo Lioni, Domenico Giorgi e Giusto Fontanini. L’attività pastorale nella diocesi di Rovigo non lo distolse dalle ricerche antiquarie e non lo tenne lontano dalla sua Cividale. Sono stati riconosciuti, infatti, alcuni interventi di sua mano in due codici provenienti dalla Biblioteca capitolare di Cividale e ora conservati al Museo archeologico nazionale della città; si tratta dell’Historia ecclesiastica di Eusebio di Cesarea nella traduzione di Rufino del secolo XII (manoscritto VI) e del sontuoso manoscritto ottoniano noto come Psalterium Egberti (manoscritto CXXXVI). In particolare alla c. 9r del Psalterium il vescovo, che si sottoscrive «Ph[ilippus] a T[urre] ep[iscopu]s Adrien[sis]», rende conto, con qualche inesattezza, delle vicende del codice, dal suo allestimento all’offerta al capitolo cividalese (1229 circa) da parte di santa Elisabetta d’Ungheria grazie all’interessamento dello zio materno, il patriarca di Aquileia Bertoldo di Andechs. Questo intervento del d. T. è fatto risalire al 1716 dal nipote Lorenzo, pure lui sacerdote e poi decano del capitolo di Cividale, partecipe con lo zio, suo tutore, della passione per gli studi antiquari e autore di due scritti su tre codici medievali conservati nel Museo di Cividale: il Salterio di Egberto, quello di santa Elisabetta e l’Evangeliario di san Marco. Lorenzo oltre a raccogliere in quattro volumi la corrispondenza dello zio con dotti italiani ed europei – Liruti ha contato una settantina di interlocutori a cui il d. T. inviò le sue dissertazioni – ebbe anche cura di scrivere una Lettera in difesa di monsignor Filippo del Torre vescovo di Adria contro un accademico udinese e di patrocinare con Scipione Maffei la pubblicazione dell’opera Philippi a Turre episcopi Adriensis de annis imperii M. Antonini Elagabali ac de initio imperii Severi Alessandri dissertatio apologetica secunda, che l’autore non era riuscito a portare a termine. Gli esiti delle indagini storiche e scientifiche che il d. T. iniziò a Cividale e ad Aquileia, furono in gran parte dati alle stampe, talvolta ospitati nelle opere dei suoi corrispondenti, B. Montfaucon, J. Le Clerc e A. Vallisnieri, o accolti in periodici, come il «Giornale de’ letterati d’Italia», la «Raccolta di opuscoli scientifici e filologici» e la «Nuova raccolta di opuscoli scientifici e filologici».
ChiudiBibliografia
F. DEL TORRE, Monumenta veteris Antii, Roma, Zenobi e Placho, 1700.
UGHELLI, Italia sacra, II, 408-409; LIRUTI, Notizie delle vite, IV, 261-280; DI MANZANO, Cenni, 207-208; MARCHETTI, Friuli, 1021; DBF, 796-797; T. DI ZIO, Del Torre, Filippo, in DBI, 38 (1990), 303-304; L. DELLA TORRE, De duobus psalteriis Foroiuliensibus dissertatio, Venezia, Occhi, 17532 (Raccolta di opuscoli scientifici e filologici, a cura di A. CALOGERÀ, 48), 302-313; D. GIORGI, Elogio di monsig. Filippo Della Torre, Ferrara, Rinoldi, 1779 («Raccolta di opuscoli scientifici, e letterari di ch. autori italiani», a cura di A. MELONI, III, ), 69-79; F. NEGRI, Vite riprodotte di cinque friulani illustri nelle scienze e nelle lettere, Udine, Murero, 1837, 8-12; VALENTINELLI, Bibliografia, 56, 57, 70, 71, 140, 141, 156, 165-166, 339; OCCIONI BONAFFONS, Bibliografia, II, 1056; MAZZATINTI, Inventari, 19, 22; EUBEL, Hierarchia, 69; E. PETRARCA, Filippo della Torre, «La Guarneriana. Cultura e arte nel Friuli», 11/3 (1968), 78-80; A. RONDINA, Una diocesi millenaria, ricerche e appunti sui vescovi di Adria, Rovigo, Minedi, 1983, 185-186; I codici della Biblioteca Capitolare di Cividale del Friuli, a cura di C. SCALON - L. PANI, Firenze, Sismel Ed. del Galluzzo, 1998, 86, 343-344; Psalterium Egberti. Facsimile del ms. CXXXVI del Museo Archeologico Nazionale di Cividale del Friuli, a cura di C. BARBERI, Trieste, Ministero per i beni e le attività culturali-Soprintendenza per i B.A.A.A.A.S. del Friuli Venezia Giulia, 2000, 47, 110-112, 114; P. MAGGIOLO, I soci dell’Accademia (lettere C e D), Padova, La Garangola, 2002, 249.
Nessun commento