TOSI ENORE

TOSI ENORE (1866 - 1928)

esponente del cooperativismo

Immagine del soggetto

Enore Tosi, dal volume Il Friuli alla memoria di Enore Tosi, edito dalla Cattedra ambulante di agricoltura per la provincia di Udine nel 1928 (Udine, Biblioteca civica).

Nato a Tabellano di Suzzara (Reggio Emilia) il 29 settembre 1866 in una famiglia di insegnanti e musicisti, si diplomò nel 1883 presso la locale Scuola d’arti e mestieri e nel 1885 presso la regia Scuola di zootecnia e caseificio Zanelli di Reggio Emilia. Quello stesso anno giunse in Friuli, chiamatovi dal senatore Gabriele Luigi Pecile a dirigere la Latteria sociale di Fagagna, che egli lasciò solo all’inizio del Novecento dopo averla portata al primo posto tra le consorelle friulane, tanto che il Ministero di agricoltura la elevò nel 1895 al rango di regio Osservatorio di caseificio per il Friuli, la cui titolarità fu attribuita a T. stesso; vi si recava ogni anno un buon numero di apprendisti per imparare l’arte casearia o perfezionarvisi. Le pochissime latterie cooperative friulane esistenti nei primi anni Ottanta dell’Ottocento sarebbero lievitate, anche per suo merito, a ben 312 nel 1914. In effetti al nome di T. è indissolubilmente legato l’insperato incremento del movimento caseario friulano, e soprattutto della cooperazione lattiero-casearia, nel quarantennio che precedette la sua scomparsa. Nel 1902 Antonio Bizzozero lo chiamò quale assistente per la propaganda casearia presso la Cattedra ambulante di agricoltura della provincia di Parma; nel 1903 effettuò uno studio sulla lavorazione del latte nel distretto di Tarcento, rilevandone i sistemi ancora empirici vigenti in molti paesi; nel 1904 eseguì per conto del Ministero un’ispezione alle malghe della Carnia e del Canal del Ferro, finalizzata a modernizzare i sistemi di lavorazione. ... leggi Dalla Scuola di viticoltura ed enologia di Conegliano fu nominato direttore dell’annessa latteria sociale e insegnante di tecnologia casearia. Tra i suoi contributi pubblicati tra Otto e Novecento merita segnalare quello riguardante la fabbricazione del formaggio tipo “Montasio”. Nel 1905 fu nominato titolare della sezione speciale di caseificio annessa alla Cattedra ambulante provinciale di agricoltura di Udine, allora diretta da Flavio Berthod e poi a lungo da Enrico Marchettano, carica che ricoprì per oltre un ventennio entrando così nella schiera dei docenti e divulgatori della Cattedra stessa. In tale veste fu richiesto il suo intervento da parecchie latterie in ogni angolo della provincia, talora per comporre dissidi o malintesi tra i soci di qualche casello. Da allora T. non abbandonò più il Friuli, salvo che nell’anno di profuganza dopo Caporetto. Dal 1905, inoltre, diede avvio alla scuola pratica di caseificio presso la Latteria sociale carnica di Piano d’Arta, sulla cui attività redasse resoconti annuali. Nel 1908 stampò un Modello di statuto e regolamento per una latteria cooperativa e pubblicò una relazione concernente la visita effettuata alle latterie del distretto di Auronzo. Nel settembre 1912 intervenne al IV congresso nazionale delle latterie sociali, svoltosi a Cremona, sul tema dell’insegnamento ambulante del caseificio e sulla cooperazione casearia. Dopo l’interruzione della grande guerra, riprese a insegnare presso la Latteria-scuola di Piano d’Arta fino al 1926, allorché, presso l’Istituto di caseificio Falcon Vial di San Vito al Tagliamento, fu attivato il corso trimestrale dove lo stesso T. insegnò, assumendo nel contempo la direzione della Latteria-scuola modello annessa a quell’Istituto. Nel primo dopoguerra concorse anche come ispettore agrario, alla rapida ricostruzione delle latterie sociali, in massima parte danneggiate o distrutte durante l’occupazione nemica: dalle 82 in funzione alla fine del 1919 si passò a quasi 500 attive nel 1928, con una complessiva lavorazione annua di circa 800.000 quintali di latte. Non soltanto T. fu saggio consigliere nelle adunanze tenute agli agricoltori e fervido propagandista della cooperazione lattiero-casearia, segnatamente con i suoi innumerevoli scritti (pubblicati prevalentemente nel «Bullettino dell’Associazione agraria friulana», ne «L’amico del contadino» e ne «L’Agricoltura friulana»), ma fu autore altresì di un pregevole, ponderoso testo riguardante la lavorazione del latte, assai diffuso e pubblicato in quattro edizioni via via accresciute (Manuale pratico di caseificio, Casale Monferrato, 1905, 19092, 19183, 19234); una quinta edizione del suo Manuale fu pubblicata infine, postuma, nel 1930, «riveduta e aggiornata» da Salvino Braidot e Giancarlo Chini. T. concorse con passione e competenza al progresso delle latterie cooperative sotto tutti gli aspetti, riuscendo a “far breccia” con le sue capacità di abile «volgarizzatore» anche presso gli incolti, profondamente convinto che le latterie sociali costituissero realmente «la spina dorsale dell’economia agricola friulana». Nel 1926 fu premiato con medaglia d’oro; in tale occasione fu salutato come «papà delle latterie friulane» e benemerito del Friuli. Alla sua morte improvvisa a sessantadue anni, avvenuta a Udine il 2 giugno 1928, lasciò la moglie Antonietta Politi e cinque figlie, mentre l’unico figlio maschio gli era premorto. L’anno stesso della sua scomparsa uscì un suo studio, Le latterie sociali friulane, che sintetizza le vicende evolutive e i progressi compiuti in quasi mezzo secolo dall’importante comparto cooperativo lattiero-caseario. Nel dicembre 1928 fu scoperta nei locali della Cattedra ambulante di agricoltura, in onore del «maestro dell’arte casearia friulana, apostolo della cooperazione», una lapide con medaglione offerta da «enti pubblici, latterie sociali, colleghi, discepoli, ammiratori».

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Bibliografia

Il Friuli a Enore Tosi, «L’Agricoltura friulana», 14 agosto 1926, 1-5 (in particolare il discorso di Domenico Rubini); Il Friuli alla memoria di Enore Tosi, Udine, Cattedra ambulante di agricoltura per la provincia di Udine/Stabilimento tipografico friulano, 1928; F. BOF, La cooperazione in Friuli e nella Venezia Giulia dalle origini alla seconda guerra mondiale, Udine, AGF, 1995, ad indicem.

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