M. T. ebbe i natali in Udine, da nobile famiglia, il 6 maggio 1541. I genitori furono Leonardo e Caterina Orio, patrizia veneziana. Era fratello di Andrea, di Ruggero e di Giovan Battista, uomo d’arme. Mostrò spiccate doti intellettuali fin dalla giovinezza, tanto che ancora quattordicenne fu inviato all’Università di Bologna, ove studiò latino e greco sotto la guida dell’udinese Francesco Robortello , perfezionandosi poi nelle scienze filosofiche con altri maestri, cogliendo significativi successi e meritandosi le lodi e la stima di tutto quell’ambiente accademico. Primeggiò tra gli studenti e, a detta del Capodagli, superò ben presto per dottrina molti insegnanti. Nel 1560, non ancora ventenne, dette saggio della sua erudizione e della profonda conoscenza delle letterature classiche nel trattato Mythologia, stampato nella città felsinea. L’opera si compone di tre parti: nella prima il T. tratta dei vari modi in cui nell’antichità era inteso il termine “fabula”: mitologico, filosofico, drammatico e così via; seguono esempi di fabulae, volti ad evidenziare vizi o virtù, selezionati dalle Metamorfosi di Ovidio; infine c’è un’epitome, un riassunto con breve spiegazione delle stesse Metamorfosi, divise per gruppi o categorie di vizi e virtù, con singoli personaggi che le esemplificano. La Mythologia venne ripubblicata a Padova nel 1616 come aggiunta ad una nuova edizione dell’opera di Natale Conti Mythologiae sive explicationis fabularum libri decem. Essendo il Conti uno dei più famosi eruditi del tardo umanesimo, anche il lavoro del T. ebbe così più vasto pubblico e diverse riedizioni. ... leggi Anzi, negli ultimi decenni, entrambe le opere hanno avuto negli Stati Uniti più di una traduzione inglese. Nel 1561 il bolognese Giovan Francesco Cannobio, destinato nunzio pontificio in Polonia, cercava un segretario, e molti, ma soprattutto Emilio Malvezzi, cui era stata dedicata la Mythologia, indicarono proprio il T. come la persona adatta. Costui si recò perciò, al seguito del nunzio, alla corte di Sigismondo II e vi si comportò così bene che al suo ritorno fu subito richiesto quale segretario dal vescovo principe di Trento, cardinal Cristoforo Madruzzi. A dire il vero lo voleva anche un altro cardinale, Michele Ghislieri, ma il T. scelse la prima opportunità e non fu avveduto, in quanto di lì a poco (1566) il Ghislieri divenne papa con il nome di Pio V. M. T. servì il Madruzzi con capacità e competenza, illustrandone la corte e ricevendo i segni della più viva stima. Morì ancor giovane a Roma il 10 agosto 1572. Oltre all’opera citata, poco pubblicò: il Discorso sopra il Costante, poema di Francesco Bolognetti, stampato a Bologna nel 1570, La vita dell’Huomo civile e Tybris, poema per le nozze di Giovanni Paolo Sforza e Anna Maria Aldobrandini. Una sua poesia appare nella raccolta In obitu Irenis Spilimbergiae, uscita a Venezia nel 1561. Brevi composizioni poetiche compaiono in altre raccolte, quale quella di P. Gerhard, In foedus et victoriam contra Turcos […], edita a Venezia nel 1572. Il Capodogli elenca poi un nutrito numero di testi rimasti manoscritti: Meditationum sive de vario commentandi genere libri tres, De agricoltura oratio, Commentaria in Salustium “De coniuratione Catilinae”, le tragedie Tychiphagus e Paliphia, la commedia Pedantiziana, Carminum volumina plura, L’Aletheo overo della Conversazione del gentiluomo libri tre, Trattato del parlar lodevolmente, Discorso se l’amante o l’amata sii più nobile, la traduzione in italiano dell’Ifigenia in Aulide e le Historie Universali in lingua latina, incompiute. Segni della vasta erudizione e dei diversi interessi del T., che mostrò pure capacità in campo matematico. Fu anche canonico della collegiata di Cividale e poi della metropolitana di Aquileia.
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