Nacque a Udine nel 1543, da Leonardo, nobile udinese abitante in borgo Poscolle, e da Caterina Orio, di famiglia patrizia veneziana; era fratello minore di Marcantonio. Fece ottimi studi umanistici a Udine e frequentò l’Università di Bologna; raggiunse poi a Roma il fratello, che era segretario del cardinale Cristoforo Madruzzo, trovando un’analoga sistemazione presso il prelato calabrese Vincenzo Lauro, dal 1566 vescovo di Mondovì. Il T. seguì Lauro nelle sue nunziature: prima in Scozia, fino all’abdicazione di Maria Stuart (estate 1566-primavera 1568), poi presso il duca Filiberto di Savoia, in Polonia (1576-78) e infine nuovamente alla corte dei Savoia (1580-83). Nel dicembre 1583 Lauro venne nominato cardinale da papa Gregorio XIII. Nonostante fosse quasi sempre assente dal Friuli, il T. nel 1574 era diventato canonico del capitolo di Cividale e nel 1577 di quello di Aquileia (carica alla quale in seguito rinunciò a beneficio del nipote Livio). Nel maggio del 1585 il duca Carlo Emanuele di Savoia conferì a Lauro in commenda la ricchissima abbazia benedettina di S. Maria di Pinerolo: il T. prese possesso della carica in sua vece con lettera di procura del 27 maggio, nominando un vicario abbaziale, il parroco di Pinerolo Rinaldo Ressano. Il titolare poté visitare il monastero solo nel 1586; dato che era molto occupato nelle questioni della curia papale, il T. seguì da Roma tutte le incombenze finanziarie e giurisdizionali della commenda, mantenendo i contatti con il vicario. Il cardinale rinunciò all’abbazia a favore dell’udinese con atto del 27 marzo 1589, riservando a sé una rendita di 1000 scudi all’anno e varie prerogative nel governo dell’istituzione. Nell’estate del 1590 il T. si recò a Pinerolo per prendere possesso della carica; uno dei suoi primi atti fu l’allontanamento dal monastero dei sei benedettini che vi risiedevano, molto criticati per la vita che conducevano: al loro posto furono insediati i cistercensi della Consolata di Torino. ... leggi Il nuovo abate trattò col vicario parecchie faccende d’ordine economico, conferendogli ulteriori proventi; poi se ne tornò a Roma. Nel 1602 fece pubblicare a stampa le Constitutiones in synodo abbatiali inclyti monasterii Pineroliensis. Alla morte del cardinal Lauro ebbe inizio una lunga contesa giudiziaria con i suoi eredi, che reclamavano la rendita che il defunto si era riservato. La vertenza era ancora in corso quando, con atto dell’8 agosto 1606, il T. rimise la commenda nelle mani di Paolo V, dietro corresponsione di un vitalizio di 500 scudi all’anno; il papa conferì subito l’abbazia al nipote cardinale Scipione Borghese. Dopo la morte di Lauro il T. era passato al seguito del cardinale Alessandro Peretti di Montalto, nipote del defunto Sisto V: ormai era diventato un prelato molto ben addentro nelle faccende romane. Era amico del banchiere genovese Ottavio Costa (1554-1639), contitolare del banco Herrera & Costa, al quale Sisto V aveva affidato la Depositeria Generale della Camera Apostolica: già nel 1594 era stato padrino del suo secondogenito. Ottavio Costa, che possedeva sei dipinti di Caravaggio, nel suo testamento del 6 agosto 1606, gravemente malato, lasciò al T., designato proprio esecutore testamentario, un quadro del pittore, identificato con il San Francesco dei Musei civici di Udine (inv. 45): sembra però che questa sia una replica (o una copia) dell’originale, ora conservato al Wadsworth Atheneum di Hartford. Costa, guarito dalla malattia, con il dono avrebbe espresso la sua gratitudine all’amico, che risulta proprietario del dipinto già un anno dopo (testamento udinese del 25 ottobre 1607). Il T. a Roma fu anche committente di pittori in proprio: il 19 aprile 1606 commissionò a Guido Reni un’Assunta, forse per l’abbazia di Pinerolo (perduta); gli risulta anche dedicata almeno un’opera letteraria a stampa, la commedia Il pazzo finto del molisano Cristoforo Sicinio (1603). Pur rimanendo lontano, il T. partecipò alle vicende della chiesa friulana. Nel 1596-97 ostacolò i tentativi del patriarca Barbaro di riformare il capitolo di Udine, schierandosi a difesa del decano Marzio Andreucci, figlio di sua sorella. Nell’estate del 1606, aderendo totalmente alle posizioni della curia papale, accusò il patriarca di non aver fatto nulla per sostenere l’applicazione dell’Interdetto nella diocesi. Il T. provvide con cura a dare un’ottima sistemazione ai propri parenti. Protesse la carriera di Livio, il nipote cui aveva lasciato il canonicato aquileiese: questi divenne vicario foraneo e penitenziere di Aquileia, oltreché vicario dell’abbazia di Rosazzo. Nel 1604 Andreuzzi ebbe la diocesi di Traù. Nel 1609 un altro nipote, Leonardo, fu nominato vescovo di Parenzo; nel 1631 gli successe il fratello Ruggero. Il T. lasciò il servizio presso il cardinal Montalto nel 1609, ritirandosi nella villa “La Ruggera”, che si era fatto costruire nei pressi di Spilimbergo. Conservò tuttavia casa a Roma, in San Lorenzo in Lucina, dove si recò ancora, continuando a far affari con il banco dell’amico Costa. Insieme a pochi versi in raccolte miscellanee, aveva pubblicato la biografia del suo protettore, Vita Vincentii Laurei S. R. E. cardinalis Montis Regalis (1599, ma qualche copia porta la data del 1598), dedicandola al cardinal Montalto. Capodagli e Liruti gli attribuiscono parecchie opere inedite, forse in qualche caso facendo confusione con quelle del fratello Marcantonio. Morì alla Ruggera il 21 maggio 1612; fu sepolto a Udine, nella cappella di famiglia nella chiesa di S. Nicolò.
ChiudiBibliografia
R. TRITONIO, Constitutiones in synodo abbatiali inclyti monasterii Pineroliensis, Torino, Cavalleri, 1602; ID., Vita Vincentii Laurei S. R. E. cardinalis Montis Regalis, Bologna, Rossi, 1599.
CAPODAGLI, Udine illustrata, 601-607; LIRUTI, Notizie delle vite, IV, 134-140; A.F. PARISI, Il cardinale del Mondovì (Vincenzo Lauro), Reggio Calabria, Edizioni Historica, 1959 (estratto da «Historica», 10-11); G. TREBBI, Francesco Barbaro, Udine, Casamassima, 1984, indice; Galleria arte antica I, 151-153; L. RONCHI DE MICHELIS, Lauro Vincenzo, in DBI, 64 (2005), 125-128; G. TREBBI, Il Friuli dal 1420 al 1797. La storia politica e sociale, Udine, Casamassima, 1998, 155-156; M.C. TERZAGHI, Caravaggio, Annibale Carracci, Guido Reni tra le ricevute del banco Herrera & Costa, Roma, L’Erma di Bretschneider, 2007, indice.
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