Nacque a Tarcento nel 1912 e fu figlio d’arte: il padre Cesare, pittore di scenografie, fondali teatrali e fotografo, convertì all’amore per la camera oscura anche i figli Erminia e Arrigo. T. frequentò la Scuola d’arte di Gemona, ma fu sostanzialmente un autodidatta. Durante il servizio militare conobbe il pittore cadorino Fiorenzo Tomea, legato alla poetica di Carrà e Morandi, che probabilmente lo aggiornò sui linguaggi pittorici contemporanei. La sua pittura tormentata si espresse attraverso nature morte dai toni ora squillanti, ora ammorbiditi (Fiori, 1945), che manifestano comunque una profonda inquietudine. Simili sentimenti, arricchiti da una forte componente visionaria, dominano anche le raffigurazioni di feste e scene di vita agreste: caratteristiche le sue maschere disperate e sofferenti, grottesche e sconfitte (Maschere tristi, 1956; Maschere, 1966) che non possono non ricordare analoghe composizioni del fagagnese Napoleone Pellis. Nella produzione ritrattistica (Ritratto, 1943) i lineamenti, solidamente costruiti, lasciano emergere la lezione di Carrà. Il disegno essenziale si coglie anche nei paesaggi, spesso raffiguranti la sua terra, realizzati come dei fondali di teatro, quasi ad omaggiare l’eredità paterna (Palazzo Frangipane a Tarcento, 1938; Paesaggio, 1958). L’artista appare sempre fortemente partecipe verso una natura serena, ma mai incantata al punto di diventare naif; nelle severe linee dei suoi paesaggi emergono le suggestioni della pittura classica e di quella impressionista. ... leggi Analoga sensibilità ed efficacia anche nelle rappresentazioni di interni e di vita quotidiana (Interno d’osteria, 1970). Partecipò a mostre regionali, tra cui la II e la III Mostra d’arte del sindacato fascista belle arti della provincia di Udine (rispettivamente dicembre-gennaio 1935 e dicembre 1936), e a varie collettive anche nel Triveneto; nel 1962 venne premiato al concorso d’arte sacra della FACE a Udine per la tela Crocifisso, realizzata nel 1946, dove il Cristo è simbolicamente rappresentato da un corpo di partigiano. Una sua Natura morta (1938) è conservata presso la Galleria d’arte moderna di Udine. È considerato maestro di disegno e pittura di Luciano Ceschia. Gli ultimi anni della vita furono caratterizzati dall’accentuazione del suo malessere interiore che si rifletté anche nell’attività pittorica, diventata più sporadica e stilisticamente ancora più sofferente. Morì nel 1975 nella sua casa tarcentina, improvvisamente, in solitudine.
ChiudiBibliografia
DAMIANI, Arte del Novecento II, 98-100; R. TOFFOLETTI, Cesare, Erminia, Arrigo Turrin, fotografi in Tarcento, Tavagnacco, AGF, 1990; L. DAMIANI, Artisti di Tarcento, in Tarcint, 439-444; V. GRANSINIGH, La pittura di paesaggio in Friuli nella prima metà del Novecento, Povoletto, Pro loco di Povoletto, 2003, 29, 30, 80.
Nessun commento