VALDEMARIN IGINO

VALDEMARIN IGINO (1886 - 1965)

ecclesiastico, educatore, storico

Immagine del soggetto

Igino Valdemarin, direttore del Seminario di Gorizia dal 1925 al 1940.

Nella foto dei maturandi del 1905 allo Staatgymnasium di Gorizia, V. spicca con la sua fisionomia severa, accanto a quella “semita” di Carlo Michelstaedter. Nato a Romans, nel Friuli austriaco (oggi in provincia di Gorizia), nel 1886, dopo le esperienze educative e scolastiche nel convitto diocesano Andreano ed in quello salesiano di S. Luigi, emerse nel corso ginnasiale statale, sia come “eminentista” sia con la sua vivace presenza culturale (già manifestava interesse a verseggiare in friulano). La sua vita ecclesiastica prese avvio al Central-seminar di Gorizia che, al tempo, costituiva, con i suoi corsi teologici, l’unica realtà scolastica a livello universitario in tutto il Litorale (anche se non attribuiva gradi accademici). Vi promosse anche iniziative interne, attente sia alla formazione culturale ed apologetica, sia a quella suggerita dalla presenza sociale dei cattolici nella contea goriziana. Divenuto sacerdote nel 1909, svolse inizialmente nel centro di Cormons sia la pastorale tradizionale, sia iniziative culturali e ricreative (era segretario de “Il Giovane Friuli”), nonché di carattere cristiano-sociale. Dal 1911 fu catechista a Gradisca presso l’Istituto magistrale italiano, associando un severo impegno di educatore alla fede nella responsabilità di una presenza pubblica nella vita cittadina (anche in questo l’amore per il friulano rappresentava la modalità lealistica austriaca di un’italianità consapevole). Dall’agosto 1914 alla fine del 1918 operò come “Feld-kurat” (cappellano militare) nell’I. R. esercito, dal fronte in Galizia a Vienna. Al rientro in diocesi, tornò a Gradisca fino al 1923, quando passò a Gorizia. Con costanza promosse l’impegno dei cattolici nel nuovo clima dello Stato italiano: nel 1922 risulta fra i promotori del Comitato provinciale del Partito popolare italiano (PPI), mentre attendeva a vari altri incarichi pastorali. ... leggi Nel 1925, l’arcivescovo Francesco Borgia Sedej lo nominò direttore del grande Seminario minore, appena ricostruito, dove rimase fino al 1940. Il suo ruolo fu determinante, sia sul piano educativo sia su quello didattico; la sua fu un’autorevole presenza, fra spirito latino e rigore tedesco, nel difficile contesto imposto dal nazionalismo italiano. Egli promosse, nei limiti del possibile, la secolare convivenza di tradizioni culturali e linguistiche (tedesca, italiana, slovena), muovendosi fra la comune esperienza maturata nella civiltà mitteleuropea e l’attenzione alla pressione, sia politica sia ecclesiastica, esercitata dal potere italiano. Trasferito, nel 1940, il Seminario a Udine, V., nominato prelato domestico di Sua Santità nel 1936 e canonico del Capitolo metropolitano nel 1943, svolse un’azione più complessa nella realtà della diocesi di Gorizia, che dal 1943 al 1947 dovette affrontare i problemi dell’occupazione tedesca e, successivamente, dell’amministrazione angloamericana. Egli espresse allora il meglio della tradizione autonoma sia ecclesiastica sia civile, recuperandola dalla censura nazionalista: V. fu tra i promotori di iniziative del clero friulano (insieme con E. Pividor, O. Foschian, N. Brumat e altri) tese sia alla migliore gestione della pastorale diocesana (in particolare le iniziative riguardanti la “Peregrinatio Mariae”), sia alla formazione culturale e socio-politica dei cattolici, nonché alla loro presenza pubblica nella ripresa democratica. Nel 1945 riassunse la direzione del Seminario, alla quale rinunciò nel 1950. Il suo lungo tramonto vide l’esprimersi della sua vitalità interiore e della sua passione culturale nella ricerca storica, che lo impegnò per un decennio. La ricchezza e la complessità della tradizione religiosa ed ecclesiastica del Goriziano lo videro attento e responsabile curatore, in particolare sulle vicende della città di Gorizia, sia con studi storici, sia con interventi e proposte, anche sulla stampa locale, che confermano la sua solida formazione culturale ed i suoi interessi nel Goriziano. Curò anche la raccolta della sua produzione poetica, soprattutto in friulano (“Gino Scrizon” e “Dival” furono i suoi pseudonimi più usati). Morì a Gorizia il 14 aprile 1965.

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Bibliografia

Per le fonti: BSCGo, Archivio di mons. Igino Valdemarin (1886-1965), Inventario; Biblioteca comunale di Romans d’Isonzo, fotocopie dei manoscritti originali della produzione poetica di V.

Opere di I. Valdemarin: La Chiesa dell’Immacolata di Gorizia nella storia e nel culto. Ricerche storiche, «Studi Goriziani», 18/2 (1955), 177-195; Il diritto di patronato dei Conti di Gorizia, in Gorizia nel Medioevo, ibid., (1956), II Supplemento, 77-95; La chiesa e la parrocchia dei Santi Ilario e Taziano di Gorizia, ibid., 24/2 (1958), 124-216; Il quinto centenario della parrocchia dei Santi Ilario e Taziano di Gorizia, Gorizia, s.n., 1960; S. Antonio di Padova e il Convento dei Frati Minori di Gorizia, «Studi Goriziani», 27/1 (1960), 123-160. Gran parte della produzione poetica, ben inquadrata da G. Faggin, è raccolta in Un impegnato dilettantismo, a cura di G. FAGGIN, in L. TAVANO - G. FAGGIN, Igino Valdemarin: la personalità, l’opera e la poesia, Romans d’Isonzo, Circolo ACLI/Parrocchia S. M. Annunziata, 1991, 9-62 (ed. accresciuta, con Prefazione di A. Rebula, Gorizia, s.n., 1992).

A. BOMBIG, Igino Valdemarin (1886-1965), in Friûl di soreli jevât, 411-422; L. TAVANO, Chiesa e Società nel Goriziano: il caso di Igino Valdemarin (1886-1965), in TAVANO - FAGGIN, Igino Valdemarin, cit.

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