Della vita di questo storico friulano si sa molto poco, a partire dall’anno in cui nacque. Il Capodagli non ne fa menzione, mentre G.G. Liruti si limita a dire che nacque circa all’inizio del sedicesimo secolo. Secondo A. Bartolini e G. Marchetti, sarebbe nato nel 1499, ma non riferiscono la fonte della notizia. V. che viene soprannominato “il Vecchio” per distinguerlo dal suo omonimo del XVII secolo (un valido ingegnere militare al servizio di Venezia) nato a Udine da Ippolito Valvason di Maniago, stimato giureconsulto, e da Chiara Savorgnano della Bandiera. Discendente da una nobile famiglia già da tempo stabilitasi a Udine dall’originaria città di Valvasone, fu mandato in giovane età presso la rinomata scuola di eloquenza greca e latina di Venzone affinché ricevesse un’adeguata istruzione. Compiuti gli studi ritornò a Udine dove partecipò alla vita pubblica della città e fu eletto più volte deputato al parlamento del Friuli. Della sua vita si sa poco altro; non si conoscono l’anno e il luogo in cui morì ma è certo che fosse ancora vivo nel 1566 quando ricevette un pubblico ringraziamento per aver donato al senato della Repubblica di Venezia una memoria sul Friuli. Secondo il Liruti, il V. non si sposò né ebbe figli; la discendenza della famiglia venne assicurata da suo fratello Bernardo. La tranquillità di una vita agiata garantita dalle ricchezze della famiglia gli permise di coltivare, contemporaneamente agli impegni pubblici nel governo della città, la sua grande passione per la storia patria. ... leggi È probabile che i fatti storici che coinvolsero il Friuli, dei quali fu testimone da giovane, abbiano contribuito ad accendere in lui la passione per la ricerca storica e l’approfondimento delle conoscenze del territorio friulano. Il V. affrontò l’argomento con una precisa e attenta ricerca sui documenti e sulle carte allora disponibili. Come riporta il Bartolini nella nota biografica inserita nel Saggio storico da Raimondo a Pagano della Torre patriarchi di Aquileja tratto dall’opera inedita di Iacopo Valvasone di Maniago che ha per titolo successi della Patria del Friuli (Udine, 1823), poté consultare documenti che poco dopo furono distrutti per ordine del governo di Venezia. Si deve quindi ai suoi studi la conservazione della memoria di alcuni fatti riguardanti il Friuli che altrimenti sarebbero andati persi per sempre. Ricostruire una bibliografia delle opere e delle edizioni del V. è molto difficile: le poche opere a stampa, infatti, furono pubblicate tutte postume, fatta eccezione per un breve componimento poetico inserito in Helice, una raccolta di poesie dedicate a una celebre fonte, stampata a Venezia nel 1556, e per una descrizione dei dintorni di Monfalcone, corredata da una carta geografica, che però non venne pubblicata a suo nome. La maggior parte delle opere si conservano manoscritte in numerose biblioteche non solo del Friuli. A complicare ulteriormente il quadro, molti dei manoscritti sono in realtà copie settecentesche e ottocentesche dei suoi lavori e sono molto spesso arricchite da aggiunte e correzioni dei copisti. In alcuni casi passano per scritti originali, parti di manoscritti più ampi. Un elenco abbastanza completo degli scritti del V. è presente nelle note biografiche contenute nella pubblicazione Descrittione de’ passi et delle fortezze che si hanno a fare nel Friuli, con le distanze de’ luochi a cura di C.A. Combi. A partire dalla seconda metà del diciottesimo secolo, alcuni manoscritti del V. vennero stampati in occasione di nozze o altre ricorrenze particolari e rappresentano le uniche testimonianze pubblicate dell’opera dello storico friulano. Alcuni lavori del V. sono di carattere strettamente storico, tra questi diversi riguardano le vite dei patriarchi di Aquileia e di Grado e dei duchi del Friuli. Già il Liruti, però, avvertiva che, dopo la morte dell’autore, furono pubblicate delle opere sugli stessi argomenti che fornivano maggiori notizie di quelle contenute negli scritti del V., rendendoli in tal modo superflui. Della produzione del V. che riguarda la storia e la geografia del Friuli, due memorie sono di particolare importanza per la completezza della descrizione e per le notizie che riportano, ampliamente utilizzate da quanti dopo di lui affrontarono gli stessi argomenti: la prima dal titolo Descrittione de’ passi et delle fortezze che si hanno a fare nel Friuli, con le distanze de’ luochi venne pubblicata nel 1876 in occasione di un matrimonio; la seconda che prende il titolo di Descrittione della Cargna venne più volte pubblicata tra la seconda metà del Settecento e l’Ottocento. La Descrittione de’ passi et delle fortezze […] è un interessante saggio che esamina accuratamente le principali vie attraverso le quali è possibile entrare in Friuli, fornendo anche brevi notizie sui più importanti fatti storici che videro protagonisti i vari passi descritti. Vengono quindi riportate le distanze da punto a punto per percorrere gli itinerari d’accesso alla Patria del Friuli; segue una breve descrizione delle principali opere difensive erette fin dal tempo dei romani a guardia delle vie precedentemente citate. L’opera è conclusa da una serie di proposte per rafforzare le difese delle maggiori città del Friuli con speciale riguardo per Udine. La prima metà del XVI secolo fu per il Friuli un periodo di relativa calma: era finita la guerra tra Venezia e la Lega di Cambrai (1508-11) ed erano stati soppressi gli ultimi focolai di resistenza contro Venezia sfociati nella sanguinosa rivolta del 1511. Tuttavia era particolarmente sentita l’urgenza di provvedere al miglioramento delle difese contro possibili invasioni esterne, data la pressione esercitata dalla presenza di forti insediamenti turchi nei Balcani, al confine della Repubblica di Venezia, ed era ancora vivo il ricordo nella popolazione delle sanguinose e devastanti incursioni degli ottomani del secolo precedente. Il clima di relativa pace di questo periodo era, inoltre, turbato dalle tensioni fra Venezia e l’Austria per il possesso delle coste istriane e dalmate, e per le mire della Repubblica di spostare il confine orientale del Friuli sullo spartiacque naturale delle Alpi Giulie, contrastate dalle rivendicazioni austriache sul Friuli e su parte del Veneto. Il monito con cui si conclude il manoscritto del V. riassume perfettamente i motivi che spinsero l’autore a scrivere questa memoria: «essendo utile et sicuro partito ne’ tempi di pace vantaggiarsi per la guerra». Il manoscritto fu donato al governo di Venezia che lo reputò di grande importanza e incaricò il luogotenente di Udine F. Duodo (1565) di ringraziare pubblicamente l’autore per il gradito dono. Viste, però, le delicate questioni affrontate in questa memoria, il senato ordinò che non venisse pubblicata per evitare che, finendo in cattive mani, potesse nuocere alla Repubblica. La conoscenza del territorio e lo studio dei fatti storici che lo avevano riguardato nei secoli precedenti permisero al V. una visione concreta dei punti deboli nella difesa della Patria del Friuli. La sua attenzione si pose specialmente sulla parte orientale della regione dove l’orografia particolarmente dolce permette un facile accesso all’intera pianura padana: per sottolinearne la fragilità dice che queste «porte sono state lasciate aperte da Iddio per castigare il Friuli et altre provincie d’Italia». I suggerimenti del V. per la difesa furono molto apprezzati all’epoca e lo fecero conoscere anche per le sue qualità di esperto in strategia militare come testimoniato anche da L. Pindemonte in una memoria sulla costruzione della fortezza di Palma. L’altra importante opera del V., la Descrittione della Cargna è una breve, ma efficace illustrazione dell’intera area montana del Friuli. Questa memoria venne scritta a corredo di una carta geografica della Carnia che suo cognato A. Manini gli aveva commissionato per esaudire una richiesta del cardinale Carlo Borromeo, all’epoca abate commendatario dell’abbazia di Moggio. In occasione di una sua visita all’abbazia, infatti, il cardinale chiese al Manini una carta che illustrasse i territori della sua giurisdizione. Ricevuto l’incarico, il V. ritenne che la sola carta non sarebbe stata sufficiente a fornire un adeguato quadro del territorio. Riprese una sua precedente memoria che aveva scritto per il luogotenente Contarini (nominato nel 1559 commissario per le questioni di confine della Carnia), la ampliò con alcune notizie più approfondite sulle pertinenze dell’abbazia di Moggio e la allegò alla carta con una lettera di dedica al cardinale in data 11 aprile 1565. La brevità dello scritto non deve trarre in inganno: il V. infatti analizza accuratamente l’area dal punto di vista geografico, storico, amministrativo ed economico; prende in considerazione l’origine del nome Carnia e accenna a un’ipotesi sull’origine del nome della città di Tolmezzo, la capitale della provincia; esamina le risorse naturali citando tra l’altro le miniere del monte Avanza e di Pramosio e i boschi che fornivano importanti legnami per Venezia e per altre città d’Italia. Descrive la popolazione sottolineando che, considerate le scarse risorse offerte dal territorio, l’emigrazione è una pratica diffusa che, però, ha fatto conoscere l’abilità dei carnici nell’arte tessile in molte parti d’Europa. Scrive, inoltre, che «fra questi monti altissimi si trova gran numero d’ostriche, et di conchiglie indurate in guisa di pietra» che è una delle prime citazioni di fossili per quanto riguarda il Friuli.
ChiudiBibliografia
I. VALVASONE DI MANIAGO, Saggio storico da Raimondo a Pagano della Torre patriarchi d’Aquileia, Udine, Mattiuzzi, 1823; ID., Discorso di Jacopo Valvasone di Maniago storico del secolo XVI intorno la città di Udine, Venezia, Merlo, 1843; ID., Descrizione della Cargna, Udine, Jacob e Colmegna, 1866; ID., Descrizione dei passi e delle fortezze che si hanno a fare nel Friuli, con le distanze dei luoghi, Venezia, Tip. del Commercio, 1876; ID., Descrittione della Cargna, in A Don Giacomo Sclisizzo novello parroco di Lavariano, I ottobre 1893, Udine, Tip. del Patronato, 1894.
LIRUTI, Notizie delle vite, I, 204-218; DI MANZANO, Cenni, 213-214; CAPODAGLI, Udine illustrata, 303-306; OCCIONI BONAFFONS, Bibliografia, I, 54; L. LAGO - C. ROSSIT, Theatrum Fori Iulii, I, Trieste, Lint, 1988, 130-135.
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