Dinastia di organari, originari di Vicenza, come dice il nome, traferitisi in Venezia, furono attivi quanto meno tra la fine del XV e la conclusione del XVI secolo. Andrea, che probabilmente è da identificare con l’omonimo organaro impegnato nel 1507 a rivedere l’organo della chiesa trevigiana di S. Francesco, morì agli inizi del 1521. Due dei suoi figli, Tommaso e Gottardo, continuarono l’attività paterna. Tommaso generò Leandro (Aleandro) che proseguì la sua attività; Gottardo trasmise il mestiere ai figli Andrea, Bernardino e Giacomo. Bernardino nel 1515 firmava l’organo della parrocchiale di Spilimbergo e il 13 aprile dell’anno successivo si impegnava, senza andare comunque al di là della firma del contratto, per la fornitura di un nuovo organo per la collegiata udinese: strumento che si voleva dotato di «contrabbassi il quale sia simile di canne, somieri et ogni altra conditione come quello fece quondam frate Urbano in la gesia de messer Santo Marcho in Venetia». In unione ai fratelli Andrea e Giacomo, nel 1528 stipulava contratto per la fornitura di un organo nella pieve di Gemona. Il 17 dicembre 1520 i soli Tommaso e Giacomo siglavano il contratto per una revisione radicale, rendendolo «doppio», e una riposizionatura dell’organo della parrocchiale di S. Marco in Pordenone. Pressoché contemporaneamente, Tommaso, Andrea e Giacomo, il 14 marzo 1521, commissionavano a maestro Tommaso da Salisburgo la fattura di un somiere destinato, con ogni verosimiglianza, alla cattedrale di Céneda (odierna Vittorio Veneto). Nel luglio del 1524 Andrea richiedeva al consiglio cittadino il pagamento relativo alle sue prestazioni per l’accordatura dell’organo della collegiata cittadina e assumeva l’impegno di sistemare uno strumento nuovo nella chiesa della confraternita di S. Giovanni evangelista in Gemona, lavoro che concludeva, con il fratello Giacomo, nel 1528. Sempre in Gemona, il 14 febbraio 1528, in unione ai fratelli Giacomo e Bernardino, stipulava un concordio per la fornitura alla pieve cittadina di un organo dotato di 380 canne, di dieci piedi, dotato di 10 registri e di una tastiera di 47 tasti. ... leggi Ogni pendenza economica relativa allo strumento, ultimato nel 1530, veniva saldata nel 1534. In Treviso Andrea periziava, nel luglio del 1530, con verdetto sfavorevole, i lavori condotti a termine da Marco Tinto all’organo del duomo di Treviso e nel corso dello stesso anno, con Giacomo, costruiva una cantoria (!) nella parrocchiale di Noale. Nel 1542 sistemava, con la collaborazione di Leandro, un suo organo in Lanciano e nel 1546 costruiva un nuovo organo nella cattedrale di Belluno mentre un altro ne restaurava. Con Giacomo, nel 1548-49, dotava di un suo strumento la parrocchiale di Oderzo. Nel 1548 riceveva, con Tommaso, il compenso pattuito per il collocamento di un organo nella cattedrale di Feltre. Nel 1555 rivedeva lo strumento della cattedrale di Treviso e l’anno successivo si impegnava per la costruzione di un organo destinato alla cattedrale di Sebenico. Giacomo costruiva un organo per la chiesa di S. Tecla in Este, saldato nel gennaio 1542, un altro per il duomo di Oderzo nel 1548 e nel 1550 restaurava quello della cattedrale di Treviso. Giacomo moriva nel 1551. Leandro dotò di suoi organi, rispettivamente nel 1545, 1552, 1558, 1561 le chiese veneziane di S. Antonio Abate (in unione con lo zio Giacomo), dei SS. Apostoli, di S. Sebastiano e di S. Agnese (protestato nel 1566). Nel 1554 rialzava in Venezia l’organo di S. Giobbe e nel 1561 racconciava in Oderzo l’organo già costruito da Andrea e Giacomo. Nel 1563 era invitato a collocare un suo strumento nel santuario della Casa di Loreto. È assai possibile che abbia cessato di vivere qualche tempo dopo le riparzioni effettuate nel 1589 all’organo della cattedrale di Treviso.
ChiudiBibliografia
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