Nato Firenze il 15 settembre 1914 da padre piacentino (Massimo, ufficiale dell’Esercito) e madre carrarina (Ines Menconi), considerò costantemente il Friuli la sua patria d’elezione, anche se trascorse periodi prolungati della sua lunga esistenza in realtà lontane dalla «piccola patria». Dopo essersi brillantemente diplomato al Liceo classico “J. Stellini” nell’anno scolastico 1931-32, trascorse a Pisa il quadriennio successivo come allievo della Scuola Normale e, conseguita la laurea in lettere nel giugno del 1936 con una tesi in letteratura latina, insegnò lettere classiche a Camerino e Venezia sino alla fine degli anni Trenta. Nel luglio del 1939 si laureò anche in Giurisprudenza all’Università di Padova con una tesi in storia del diritto italiano. Le pubblicazioni di V. dopo essere stato nominato socio, all’età di soli ventisei anni, dell’Accademia di Scienze Lettere e Arti di Udine – il più giovane nella Accademia friulana sorta nel 1606 – vertono prevalentemente su tematiche relative alla cultura classica greca e latina, non escludendo tuttavia alcune incursioni nella modernità, ad esempio un excursus sulla posizione geografico-economica di Trieste nel secolo XVIII. Nei primi anni Quaranta ottenne dal Ministero degli Affari Esteri l’incarico di addetto presso l’Istituto Italiano di cultura di Helsinki e successivamente presso quello di Zagabria quale insegnante di lingua e letteratura italiana, impadronendosi della lingua e della cultura croata a tal punto da poterla impiegare nella sua produzione storiografica. ... leggi Rientrò fortunosamente in Friuli dalla Croazia nel luglio del 1944 dopo essere finito nelle carceri di Zagabria per qualche mese in quanto sospettato di collaborare con membri dell’Esercito popolare di liberazione della Jugoslavia ed essere stato rimesso in libertà in seguito all’intervento del segretario della Nunziatura apostolica. Dopo la Liberazione, passò un biennio a Udine, affiancando all’attività di insegnamento come docente di lettere classiche al Liceo classico “J. Stellini” un’intensa attività pubblicistica sulle tematiche dell’autonomismo friulano. Nel 1946 uscì Il Friuli oggi, il suo studio più organico e completo sulla complessa questione dell’identità e dell’autonomia del Friuli nel contesto della nuova Italia e della nuova Europa dopo le distruzioni materiali e morali del secondo conflitto mondiale. Il saggio, di piccola mole ma incisivo e originale, era stato elaborato da V. nell’anno precedente e affronta i principali aspetti della realtà friulana sotto il profilo storico, linguistico, etnico, politico, economico, istituzionale. Il contributo che V. dette alla comprensione e all’affermazione del progetto dell’autonomismo friulano fu rilevante soprattutto sul piano storiografico. Sia ne Il Friuli oggi sia nel volume collettaneo La Regione del Friuli (1945), compaiono due significativi profili di Vigevani relativi alla storia del Friuli, che nei decenni successivi sarebbero stati ampliati e sviluppati in alcune monografie dedicate alle figure di Paolo Diacono cronista longobardo, Berengario I, conte-duca-marchese del Friuli e successivamente re d’Italia e imperatore, Odorico Frangipane, testimone della liberazione di Vienna dall’assedio turco del 1683, e Giacomo Ceconi, costruttore delle più importanti tratte ferroviarie dell’Impero austroungarico. Esponente di punta del Movimento popolare friulano per l’autonomia friulana (Mpf), costituitosi agli inizi del 1947 e promosso da Gianfranco D’Aronco, V. sostenne sia la necessità di conservare e sviluppare i tratti peculiari del Friuli da ricostituire nei suoi confini naturali sia la richiesta di una autonomia speciale per il Friuli, distinto dal Veneto e dalla Venezia Giulia. Il Friuli presentava infatti una individualità geografica, etnica e linguistica perfettamente definita, che avrebbe dovuto essere salvaguardata anche attraverso una sorta di corsia preferenziale accordata all’elemento nativo nella direzione della cosa pubblica e negli impieghi. Dal 1947 al 1959 e nel 1964 peregrinò per l’Europa come addetto, vicedirettore e direttore degli istituti Italiani di cultura: da Bucarest a Copenaghen, Amburgo, Madrid, Budapest, Istanbul, Vienna. Nel decennio dal 1961 al 1971 fu preside nei licei classici di Gorizia (sino al 1963) e di Udine nel periodo della contestazione studentesca. Seguì, sino al 1977, un ulteriore periodo in cui operò presso gli Istituti Italiani di cultura di Sofia, Stoccarda e Graz. Oltre ad amare profondamente il Friuli, la sua storia, la sua cultura e il suo idioma, V. nutrì un profondo interesse per la storia del Corpo degli Alpini, di cui era stato sottotenente nell’8° Reggimento, e per quella del sodalizio “Associazione Calcio Udinese”, a cui dedicò nel 1950 un volume di memorie relative agli anni 1925-1943 e l’ulteriore volume Udinese, Udinese! (con Gianni Brera) del 1979. In entrambe le pubblicazioni sviluppò una riflessione originale sui caratteri del calcio sotto i profili antropologico e sociologico. Tale sport consentiva nella visione di V. di contemperare le istanze dell’iniziativa personale e quelle di un armonico lavoro di gruppo. A V. si deve inoltre una traduzione italiana dell’opera di Svetonio De vita Caesarum (Le vite dei dodici Cesari), pubblicata da Longanesi negli anni 1971-1973. Nel 1975 fu nominato commendatore della Repubblica italiana. Morì a Udine il 4 novembre 2005. Il Comune di Udine gli ha dedicato il tratto pedonale del lungoroggia tra il Liceo classico “Jacopo Stellini” e la Basilica della Beata Vergine delle Grazie.
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