Nacque a Trieste nel 1803. Laureatosi presso l’Università di Padova, nel 1826 si stabilì ad Aquileia dove rilevò il posto di farmacista del prozio Salvatore Zanini, anch’egli collezionista di antichità, morto nel corso dell’anno. Qui, forse anche in conseguenza dell’operato del predecessore, prese a interessarsi della storia e delle testimonianze materiali dell’antica Aquileia, che avrebbe coltivato fino alla fine dei suoi giorni, insieme con la passione per la poesia. Nonostante gli assidui impegni lavorativi, iniziò a raccogliere testi e documenti, che talvolta ricopiò di propria mano, sulla storia di Aquileia e del Friuli. Contemporaneamente riunì tutte le antichità che riuscì ad acquisire, certamente facilitato dall’importante decreto della Cancelleria aulica n. 19704 del 1846 che, fra l’altro, rendeva lecita la ricerca sotto il livello del suolo. La sua raccolta, realizzata senza condurre scavi in proprio, doveva essere di una certa consistenza già nel 1848, anno nel quale prese avvio la registrazione dei visitatori nell’Album della famiglia Zandonati. Nel 1849, divenuto membro effettivo della I. R. Società agraria di Gorizia, diede alle stampe la Guida storica dell’antica Aquileia, la prima in assoluto dedicata alla città altoadriatica, ideata, come specifica l’autore, per i «forastieri visitatori» e scritta con «stile a portata di tutti, persino del villico abitatore, onde riconosca la nobile origine della sua patria» (p. 8). Si tratta di un’opera di natura essenzialmente storiografica, sebbene comprenda un capitolo dedicato alle antichità di Aquileia e sia corredata di tre elenchi: il primo con le principali collezioni d’antichità esistenti in località vicine ad Aquileia; il secondo con la serie cronologica dei prelati della città; il terzo costituito dalla trascrizione di centodiciannove epigrafi antiche. ... leggi Il volume, riprendendo idee formulate alla fine del Settecento e riproposte in veste più tecnica due anni prima in un libretto dell’ingegner Luigi Ducati, si conclude con la speranza di una rinascita di Aquileia attraverso il recupero del suo porto e delle vie di comunicazione terrestri e marittime. Dopo la pubblicazione della guida, Z. continuò a incrementare la propria collezione, della cui ricchezza e varietà testimonia il breve resoconto che lo studioso triestino Pietro Kandler pubblicò nel 1852 sul periodico «L’Istria». Con lui, e con altri studiosi come Iacopo Pirona, Carlo Gregorutti e Anton Steinbüchel, Z. si mantenne in contatto, pur operando in grande isolamento come lui stesso più volte ricorda. L’importanza crescente della collezione traspare dal numero sempre maggiore di visitatori registrati nell’Album di famiglia, nel quale, oltre agli studiosi sopra ricordati, firmano personalità politiche di primo piano, tra cui gli arciduchi d’Austria Giovanni Battista e Ferdinando Massimiliano, il futuro imperatore del Messico. Senza mai interrompere la professione e l’attività di raccolta, nel 1866 Z. riprese a pubblicare, inviando una lettera alla «Raccolta Veneta» nella quale dava conto della situazione delle ricerche ad Aquileia e dei materiali recuperati in quegli anni. In questo testo si dimostra sensibile al problema della dispersione delle «cose d’arte» fuori dalla città e dei danni provocati dagli scavi effettuati allo scopo di recuperare materiale lapideo per nuove costruzioni, i quali minavano i presupposti per la ricostruzione della topografia della città antica. Tre anni dopo, nel 1869, diede alle stampe due volumetti che dimostrano ancora una volta il suo amore per la nuova patria e il vivo interesse per le sorti della città: La Mal’aria di Aquileia e La distruzione di Aquileia. Nel primo insiste sulla generale sopravvalutazione della diffusione della malattia ad Aquileia, mentre nel secondo elenca i danni che toccarono alla città nel corso dei secoli e che giunsero a «prostrarla nell’attuale miserabile sua condizione», anche perché le funzioni dell’antica città sono ormai trasferite altrove. Così scrive alla fine della Distruzione: «ora Gorizia sostituì l’Aquileja patriarcale; Udine l’Aquileja possidente; Palmanova l’Aquileja militare; e Trieste l’Aquileia marittima mercantile» (p. 16). La persistente mancanza di un’istituzione museale aquileiese in grado di occuparsi della sua collezione e il timore che il frutto di anni di fatiche finisse smembrato o andasse ad arricchire i musei di altri Paesi, lo spinsero – nel settembre dello stesso 1869 – ad avviare trattative con l’amministrazione comunale di Trieste. Queste, perfezionate dal figlio subito dopo la sua morte, avvenuta in Aquileia a seguito di una lunga malattia il 24 maggio 1870, portarono alla cessione della raccolta al comune giuliano il 30 giugno dello stesso anno per 13.000 fiorini. Si trattava, secondo gli otto inventari allegati al contratto, di ben 25.355 reperti, così suddivisi: «Inscrizioni» oltre 400, «Glittica ed ambra» oltre 1500, «Medagliere» oltre 9000; «Metalli» oltre 4500; «Statuaria-scultura» oltre 1000; «Figulina, avorio e calcoli» oltre 1500; «Gemme vitree e vetri» oltre 2500, cui si aggiungeva una «Biblioteca» oltre 300 volumi. La raccolta costituì l’occasione e la base per la ridefinizione della gestione delle antichità nella città di Trieste. I meriti di Z., che fu sempre conscio dei suoi limiti e mai volle essere più che un cultore delle antichità aquileiesi, non vanno ricercati nelle sue compilazioni, spesso inesatte; risiedono piuttosto nel desiderio di divulgare la grandezza dell’antica Aquileia e nel preservarne le testimonianze in un momento nel quale esse erano ancora soggette a grande dispersione.
ChiudiBibliografia
Mss Trieste, Archivio storico dei Civici musei di storia ed arte, Zandonati, MS 1-22 (scritti vari); BCU, Misc. Degani, VIII.15bis (copia autografa de La Mal’aria, n. 4).
Vincenzo Zandonati, Bürger zu Aquileja, «Mittheilungen der K.k. Central-Commission», 15 (1870), 130-131; TH. MOMMSEN, Vincentius Zandonati, in CIL V, 1, Berolini, apud Georgium Reimerum, 1872, 82; Versi di Vincenzo Zandonati per un banchetto nuziale d’altri tempi, a cura di R. M. COSSÀR, «Ce fastu?», 4/1 (1928), 93-94; Sprazzi di folklore friulano in un epitalamio, a cura di ID., ibid., 4/6 (1928), 8-9; Pietanza friulana in un vecchio ricettario, a cura di ID., ibid., 5/6 (1929), 95-96; Vecchie cibarie friulane, a cura di ID., ibid., 5/7 (1929), 121; A. CALDERINI, Aquileia romana. Ricerche di storia e di epigrafia, Milano, Vita e pensiero, 1930, XLI-XLIII; S. PIUSSI, Le guide della città e dei monumenti di Aquileia, «AAAd» 23 (1983), 34-39; L. RUARO LOSERI, All’origine dei musei di Trieste: la raccolta Zandonati, ibid. ... leggi, 259-273; G. BRAVAR, Vincenzo Zandonati e la prima guida di Aquileia, «Aquileia chiama», 31 (1984), 2-3; G. BRAVAR, Vincenzo Zandonati e l’origine delle collezioni tergestine e aquileiesi, «AAAd», 40 (1993), 153-161; M. VIDULLI TORLO, Dal reimpiego al collezionismo: i Civici Musei di Storia ed Arte di Trieste, in Corpus Signorum Imperii Romani. Italia. Regio X, Friuli-Venezia Giulia, II.1, Trieste. Raccolte dei Civici Musei di Storia ed Arte e rilievi del Propileo, Roma, Edizioni Quasar, 2003, 30-32; M. VIDULLI TORLO, La formazione della collezione glittica del Civico Museo di Storia ed Arte, in Preziosi ritorni. Gemme aquileiesi dai Musei di Vienna e Trieste, Aquileia, Associazione nazionale per Aquileia, 2008, 112-120; P. CASARI, Vincenzo Zandonati, famaista e collezionista di antichità aquileiesi, in Storie di archeologia nell'Alpe Adria. Tra metà Ottocento e metà Novecento, a cura di P. Casari, S. Magnani, Ariccia, Aracne, 2015, 15-26.
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