Nato nel 1883 a Villanova di San Daniele del Friuli in una famiglia segnata dall’emigrazione, emigrante lui stesso in Baviera già da ragazzo, a quattordici anni, nel contesto delle fornaci condotte da friulani, studiò da autodidatta fino a conseguire il diploma magistrale e poi la laurea a Padova nel 1924. Fu scrittore (si firmava anche Vico di Cec), memorialista, storico, interessante uomo di scuola: maestro impegnato nella ricostruzione delle istituzioni scolastiche all’indomani del primo conflitto mondiale (nel 1922-1923 fu tra gli animatori della Scuola mosaicisti di Spilimbergo) e poi del secondo dopoguerra. Rientrato dal confino, cui era stato condannato come antifascista, fu provveditore incaricato a Udine nel 1945-1946 e poi direttore didattico per un trentennio. Fra i lavori dedicati al mondo della scuola, e a documentare il suo impegno civile, dettato anche dai suoi vincoli con l’Umanitaria di Milano, vanno ricordati Per una didattica dell’educazione civile (1954) e, in particolare, Friuli nostro. Antologia per le scuole e per il popolo, curata nel 1946 per l’editrice La Panarie, l’impresa culturale, con la rivista omonima, creata nel 1924 da Chino Ermacora, di cui Z. fu amico e collaboratore della prima ora, con diversi interventi sul periodico fra le due guerre. Friuli nostro (che contiene vari contributi dello stesso Z., firmati con asterisco e ripresi, alcuni, da lavori precedenti dedicati all’emigrazione friulana) aveva una motivazione di alto impegno civile e culturale dichiarato in Presentazione: offrire a un pubblico largo e soprattutto ai giovani uno strumento di lavoro e un’immagine rinnovata del Friuli «dopo vent’anni di vergognose deformazioni della verità, di torbido sovvertimento dei valori umani e civili, di imperdonabile scadimento degli studi». Segnato dall’esperienza giovanile, oltre che alla memoria e all’impegno sociale e culturale a favore dei migranti, proprio alla storia dell’emigrazione friulana nelle sue diverse sfaccettature Z. dedicò studi attenti e coinvolti, a partire dalla tesi di laurea sulla questione del voto agli emigranti. ... leggi I contributi, editi già su «La Panarie» e nei periodici della Società filologica friulana, vennero raccolti e completati infine – riprendendo un titolo già utilizzato nel 1937 in un saggio dedicato agli zatterai – nel volume Friuli migrante, edito nel 1964 da Friuli nel mondo, l’istituzione che anch’egli aveva contribuito a far nascere nel 1952-1953, con sollecitazioni all’interno della Filologica (di cui era stato vicepresidente nel 1946-1947) e in collaborazione con Chino Ermacora e Ottavio Valerio. Anche il suo lavoro storicoetnografico più noto – La casa e la vita in Carnia, 1968, dedicato alla memoria dell’amico Michele Gortani, da poco scomparso; con fotografie di Carlo Pignat e documentazione dedotta soprattutto dall’archivio Antonio Roia – contiene una larga sezione dedicata alla complessa storia dell’emigrazione carnica e in particolare al fenomeno dei “cramars”, con il loro commercio ambulante in oltralpe. Novantatreenne, Z. morì a Udine il 1° febbraio 1975.
ChiudiBibliografia
Opere di L. Zanini: Friuli nostro. Antologia per le scuole e per il popolo (a cura di), Udine, Edizioni de La Panarie, 1946; Per una didattica dell’educazione civile, Brescia, La Scuola, 1954; Friuli migrante, Udine, Friuli nel mondo, 1964 (ristampa 1992); La casa e la vita in Carnia, Udine, AGF, 1968.
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