Nacque a Udine nel 1895. Dopo aver concluso l’iter degli studi primari nella città natale, si iscrisse ai corsi serali della Scuola di arti e mestieri Giovanni da Udine e contemporaneamente lavorava presso l’impresa edile dei fratelli Agosto, con il compito di assistente ai lavori, disegnatore e contabile. Cominciò così a fare esperienza nel campo delle costruzioni. Vinse, diciottenne, la borsa di studio Marangoni e si iscrisse all’Accademia di belle arti di Venezia. L’approssimarsi della guerra e il timore di un’invasione austriaca indussero molti ad allontanarsi dal Friuli. Così, per seguire la famiglia a Firenze, Z. interruppe gli studi e si iscrisse al terzo anno di corso dell’Accademia, quindi al primo anno della Scuola superiore di architettura, appena istituita. Dopo aver frequentato il corso allievi ufficiali a Firenze, venne inviato in zona di guerra a Villa Vicentina presso il 5° genio pontieri, dove mise a frutto le proprie competenze tecniche. Fu affidata a lui la ricostruzione del ponte sul Piave durante la controffensiva italiana. Nel 1919 riprese gli studi a Venezia, si sposò e nel 1921 ottenne il diploma di professore di architettura, infine nel 1923 conseguì l’abilitazione per la professione di architetto. Fra i compagni di corso a Venezia ebbe Ermes Midena e Cesare Scoccimarro, con i quali avrebbe avuto occasione di collaborare. Nel frattempo lavorò con Raimondo D’Aronco, allora impegnato nel progetto di villa Tamburlini e del santuario di S. Antonio a Gemona. Nel 1924 entrò a far parte del suo studio l’architetto Scoccimarro, con il quale partecipò al concorso per piazza Oberdan a Trieste (1925, primo premio), a quelli per il nuovo teatro di Udine (1931) e per l’ospedale di Milano (1932, terzo premio). Dal 1923 diresse la Scuola professionale V. Scamozzi di Palmanova dove, fino al 1943, insegnò disegno architettonico, tecnologia dei materiali, lavorazione del ferro artistico, ebanisteria, decorazione, e tenne corsi sull’impiego del calcestruzzo armato per capimastri. ... leggi Successivamente andò a dirigere la Scuola di avviamento professionale A. Galvani di Pordenone. Dal 1928 entrò a far parte della Commissione del museo civico presieduta da Giuseppe Marchetti. Mentre stava completando il percorso formativo a Venezia, iniziò l’attività professionale, progettando con Provino Valle palazzo Maffioli, in piazza Primo Maggio a Udine (1920-1926), e casa Bramezza (1921-1922), che era inclusa nel piano di ricostruzione dell’isolato tra piazza XX Settembre, via T. Canciani e via N. Sauro redatto da Valle nel 1922 e completato nel 1933. Nel 1923 progettò l’Istituto di S. Maria dell’Orto (via Maniago, Udine), nel 1925 casa Sgualdino in via Mercatovecchio, la Scuola professionale Blanchini (via Grazzano) e la chiesa di Gervasutta (via Marsala). La sua sensibilità e l’interesse nei confronti delle arti decorative lo portarono ad avere un ruolo attivo nella promozione dell’artigianato friulano, così nel 1921 su invito di Alberto Calligaris entrò a far parte del comitato organizzatore della II Mostra di emulazione tra artigiani, operai e piccole industrie, insieme ad Angelo Sello, Cesare Miani e Valle. Significativo fu anche il suo apporto alla I Biennale d’arte friulana (1926), che gli valse l’incarico di allestire la mostra degli artigiani e artisti friulani alla III Biennale di Monza (1927), dove espose alcuni manufatti da lui realizzati intonati al gusto razionalista che cominciava a diffondersi in Italia, accanto a opere più tradizionaliste, come alcuni ferri battuti di Calligaris, elementi di arredo in stile déco. Risalgono al 1929 i due progetti che Marco Pozzetto considera tra i più innovativi: l’autorimessa SAF (via Crispi), con la rampa elicoidale in calcestruzzo armato, e villa Bracchi (via Tarvisio), dove l’architetto non rinuncia a soluzioni funzionali, ma senza ricorrere ai dogmi del movimento “moderno” e rivelando maggiore sensibilità alle proposte di Frank Lloyd Wright. Nel 1932 la sua adesione al razionalismo si fece convinta e segnò la svolta con il pur sapiente utilizzo del linguaggio eclettico. Edifici come villa Alessandri (via Generale Cantore a Udine, demolita), il mercato ortofrutticolo di Udine, la cartiera di Tolmezzo (1932-1935), villa Travagini (via Renati a Udine) costituiscono l’antefatto alla consacrazione ufficiale del 1933, quando Elio Morpurgo, presidente della Camera di commercio di Udine, incaricò Z., Scoccimarro e Midena di progettare la Casa dell’aviatore per la Triennale milanese: un’occasione per far conoscere, oltre all’architettura, anche il moderno artigianato friulano. Nel 1935 vinse il concorso per la colonia elioterapica di Lignano, che risultò «ottima» per l’organizzazione funzionale e che si contraddistingue per le forme razionali. Dello stesso anno sono l’albergo Italia a Lignano, la chiesa di Camino di Codroipo e l’Istituto femminile di San Pietro al Natisone. Risalgono al 1936 casa Zagolin in via Mercatovecchio, per la quale realizzò anche l’arredo del negozio, e al 1937 il primo premio al concorso per la piazza cattedrale di Tripoli (con l’ingegner Mantovani), una lettura originale dello stile “coloniale”. Definita da Pozzetto come un «approdo al classicismo», la Casa del Fascio di Pordenone (1939) si accosta all’architettura di Marcello Piacentini e abbandona il funzionalismo del magazzino Basevi (via Micesio, Udine, 1936) e del progetto per il sanatorio di Arta (1937). Particolarmente intense furono la sistemazione e progettazione di chiese e campanili, un impegno che abbracciò la sua intera attività professionale e che si caratterizza per una riproposizione di linguaggio eclettico, poiché il tema non era confacente a proposte di innovazione formale. Dopo la guerra Z. riprese l’attività professionale e si occupò anche di urbanistica; infatti sono suoi i piani per la ricostruzione di Latisana (1945-1950) e Forni di Sotto (1945-1949), inoltre partecipò al concorso per la zona sud-est di Udine (1948, premiato). A Udine realizzò nel 1946 la sistemazione del negozio Vitrum (piazza S. Giacomo), nel 1951 l’autorimessa Ferri (via P. Sarpi, demolita) e il palazzo per l’Associazione industriali (via S. Francesco), nel 1954 la sopraelevazione e sistemazione del palazzo di Prampero (piazza Duomo), nel 1957 il condominio Sartoretti (via Gorghi). Il campanile di Mortegliano (1955) è sicuramente una delle sue opere più singolari, completamento in forme strutturalmente innovative del duomo neogotico di Andrea Scala, tanto che Pozzetto lo ha definito «una moderna interpretazione dello spirito ascensionale dei costruttori del periodo gotico». Nel 1954 fu nominato direttore e docente dei corsi di formazione e perfezionamento per direttori e insegnanti delle scuole del Consorzio provinciale per l’istruzione tecnica, nel 1956 componente della Commissione diocesana di arte sacra, nel 1972 direttore della Scuola Giovanni da Udine. Infine, nel 1983 ricevette dall’ordine degli architetti di Udine un riconoscimento per i sessanta anni di professione e l’iscrizione nell’albo d’onore. Morì a Udine nel 1990.
ChiudiBibliografia
Udine, Civici musei, Gallerie del Progetto, archivio Zanini.
DAMIANI, Arte del Novecento II, 222-234; Architettura del Novecento in Friuli. Pietro Zanini. Catalogo della mostra, a cura di M. POZZETTO - I. REALE, Udine, Casamassima, 1987; I. REALE, Pietro Zanini, in Arti a Udine, 364-367.
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