Nato a San Vito al Tagliamento (Pordenone) il 22 maggio 1804 da Argentino, chirurgo presso la locale comunità, e da Bernardina Menegazzi, quinto di dodici figli, fu «possidente» e rimase celibe. Il fratello più noto fu Pier Viviano, nato nel 1802, medico e letterato. «Fervente patriota», per fuggire le persecuzioni del governo austriaco dovette riparare a Perugia. «Valentissimo agronomo», Z. fu il collaboratore più assiduo del primo periodico agrario friulano, «L’amico del contadino», fondato e diretto dal conte Gherardo Freschi e stampato proprio a San Vito negli anni 1842-1848. Fu autore di numerosi articoli in cui evidenziò le sue vaste competenze agronomiche, occupandosi soprattutto, in un contesto di rilevante crescita regionale della bachicoltura, di espansione gelsicola, conservazione e incubazione del seme bachi, malattie dei filugelli e sistemi di prevenzione, soffocamento delle crisalidi, mercato dei bozzoli, stagionatura delle sete; trattò di industria serica friulana, auspicando la creazione di «tratture in società», onde consentire ai piccoli proprietari di acquisire anche il valore aggiunto derivante dalla prima lavorazione delle gallette; fornì puntuali resoconti della distribuzione dei premi d’industria banditi negli anni Quaranta dalla Camera di commercio di Udine per spingere i filandieri sulla via del progresso. Scrisse, tra l’altro, una relazione sulle arti e industrie venete, letta a Venezia nel 1847 e stampata in varie riviste. Negli anni Cinquanta e Sessanta fu pure articolista de «L’annotatore friulano» e della «Rivista friulana», ma segnatamente del prestigioso «Bullettino dell’Associazione agraria friulana», in cui continuò a scrivere in tema di sericoltura (sugli allevamenti autunnali dei bachi, la concorrenza delle sete cinesi e bengalesi, le innovazioni tecniche delle filande e in particolare la «batteria Locatelli»). Tuttavia anche altri argomenti furono oggetto dei suoi contributi, come, esemplificando, l’alimentazione e la conservazione delle «sostanze alimentari», il pane di bietola, la coltivazione del colzat, del mais e del frumento, la pollicoltura, le ricchezze minerarie del Friuli, le irrigazioni, la prevenzione delle alluvioni, le rotazioni agrarie, i concimi, l’impiego del guano in agricoltura, l’utilizzo del sale, la malattia delle patate, l’ingrasso dei suini, «i bestiami» in Friuli, le innovazioni agrarie, i «fienili olandesi». Nella sua attività giornalistica si occupò anche di temi sociali e talora extra-agricoli, quali le scuole festive in San Vito, gli asili infantili, le «scuole di carità per l’infanzia» nelle campagne, la casa di ricovero di Udine, la birreria Moretti, la convenienza di condurre i poderi «col sistema colonico» o con quello delle «grandi fattorie». Z., in definitiva, concorse notevolmente, con altri competenti agronomi, ad assicurare un elevato livello, sul piano culturale e della divulgazione scientifica, ai periodici agrari friulani ottocenteschi, stimolando quindi il progresso agricolo di una regione periferica, le cui basi economiche erano all’epoca costituite quasi esclusivamente dal settore primario. Egli morì il 24 marzo 1870 per apoplessia.
Bibliografia
R. ZOTTI, S. Vito nella storia: uomini e famiglie notabili, Sacile, Tip. editrice sacilese, 1926, 178-179; Uomini illustri e uomini notevoli sanvitesi, «Ce fastu?», 13 (1937), 5 (numero speciale per il XVIII convegno in San Vito al Tagliamento), 224; F. BOF, Gelsi, bigattiere e filande in Friuli da metà Settecento a fine Ottocento, Udine, Forum, 2001, ad indicem.
Nessun commento