Personalità ancora da approfondire – non se ne conoscono nemmeno gli estremi biografici – Z. si formò con il padre Francesco, erede di una bottega di altaristi e scultori attiva a Gradisca d’Isonzo e quindi trasferitasi a Udine negli anni Sessanta del Settecento. Nato nel Settecento (di lui si hanno notizie a partire dal 1786), nel 1819 insieme al figlio Domenico avrebbe gestito una bottega edilizia; un altro figlio, Francesco, fu secondo M. Saccomani «decoratore figurinista in marmi». Nel gennaio 1795 è ricordato come tagliapietre nel Teatro Sociale di Udine. I suoi lavori si uniformarono al classicismo di maniera che dominava la scena udinese nella seconda metà del secolo, per inserirsi progressivamente in quello che è stato definito «recupero neoclassico della regola massariana». Nella sua iniziale attività di altarista, egli raffreddò moltissimo l’impeto rococò riducendo all’essenziale gli apparati decorativi: così l’altare di S. Pietro martire nella chiesa dell’Assunta a Cavenzano, sua prima opera documentata (1786), ancora aderente alle tipologie strutturali utilizzate dal padre. Il successivo altare nella cappella delle reliquie del duomo di Udine, realizzato nel 1791 su disegno di Francesco Riccati, è lavoro ormai chiaramente neoclassico. In questo clima appaiono quantomeno stravaganti le citazioni dal repertorio barocco romano riscontrabili nelle statue dell’altare maggiore della parrocchiale di Perteole, poste in opera nel 1799 in sostituzione di quelle realizzate da Simone Pariotti, passate a decorare la facciata. Saccomani gli attribuisce due altari nella chiesa udinese del Redentore, forse quelli di S. Andrea Avellino (1786) e della B. V. del Soccorso (1790), simili peraltro all’altare del Cristo (1822-1828) del santuario delle Grazie, attribuitogli da Picco, dove riprese per simmetria l’altare progettato dall’architetto veneziano Massari, posto nella prospiciente cappella della Madonna. ... leggi In seguito l’attività di Z. si indirizzò prevalentemente sul versante architettonico, con commissioni di notevole prestigio, anche se non mancavano episodici ritorni all’attività scultorea, come nel caso del fregio (1811) per la statua della Pace di Campoformido di Giovanni Battista Comolli in piazza Contarena a Udine, o la perduta Colonna trionfale al Tagliamento (1808), sempre per il capoluogo friulano. Risale al 1813 l’effimero arco trionfale per Eugenio di Beauharnais, realizzato in collaborazione con Vincenzo Chilone e testimoniato da un disegno nella Biblioteca civica di Udine. La lezione del classicismo riccatiano si sarebbe riflessa nei suoi successivi lavori architettonici: esemplare in questo senso la riforma di palazzo Campiutti (1813-1815), tra le sue opere più riuscite. Nel torno degli stessi anni, progettò anche la dimora cittadina dei Concina, proprio dietro il duomo, considerata da Antonio Picco «la più bene eseguita architettura in questo secolo della nostra città». In precedenza gli era stata affidata la costruzione della chiesa di S. Antonio da Padova ai Rizzi a Udine, conclusa nel 1798 e demolita nel 1904. Sono inoltre documentati suoi interventi di restauro nel castello udinese. È perduta anche villa Eugenia, asilo per reduci napoleonici realizzato a Milano per il governo francese. Diminuita l’attività professionale, Z. si dedicò all’insegnamento: intorno al 1820 impartiva lezioni private agli aspiranti ingegneri e architetti, tra i quali spiccano Valentino Presani e Giovambattista Bassi. Con Z. rimasto attivo fino al 1828 chiuse i battenti, a Ottocento inoltrato, una delle più antiche e prolifiche botteghe di scultura operanti nel comprensorio friulano.
ChiudiBibliografia
ASU, ACA, I, 18; ASU, Florio, 67, Memorie sul teatro sociale.
A. PICCO, Ricordi popolari dall’anno 1820 al 1866 intorno agli operai di Udine e provincia e ad altri distinti cittadini friulani per Antonio Picco, Udine, Tip. Patria del Friuli, 1884, 64-65, 73-74; ID., Il prospetto di un palazzo di buona architettura, in PICCO, Scritti vari, 42; G. BUCCO, La cultura «Riccatiana» in Friuli e l’edizione del Vitruvio Udinese, «AFT», 2 (1976), 91-116; E. BARTOLINI - G. BERGAMINI - L. SERENI, Raccontare Udine vicende di case e palazzi, Udine, Istituto per l’Enciclopedia del Friuli Venezia Giulia, 1983, 267, 282-283, 297, 335; M. DE GRASSI, La bottega Zuliani, «Studi Goriziani», 82 (1995), 69-88; G. BUCCO, La statua della Pace e la Colonna al Tagliamento simboli della gloria di Napoleone, in Dopo Campo Formio, 57-67; P. GOI, Apparati e monumenti celebrativi dell’età napoleonica in Friuli, in 1797 Napoleone e Campoformido Armi diplomazia e società in una regione d’Europa. Catalogo della mostra (Passariano), a cura di G. BERGAMINI, Milano, Electa, 1997, 114-124; G. BUCCO, Giovambattista Bassi, architetto del neodorico tra Udine e Pordenone, in Tra Venezia e Vienna, 92-101.
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